Domande Frequenti |
Scritto da Vito Zuccato |
Martedì 03 Luglio 2012 08:58 |
D1. Cos'è la moneta? R1. La moneta è il bene necessario all'avvio della produzione di merci e all'acquisto di merci prodotte o producibili, in tutti i casi in cui risulta difficoltosa o impossibile la pratica del baratto, cioè quasi sempre.
R2. Un tempo la moneta veniva coniata con metalli preziosi dalle casate nobiliari, mentre da qualche secolo sono prima le banche commerciali e poi le banche centrali a stamparla su carta o a scriverla su registri contabili cartacei o elettronici. R3. Sì, di solito creano moneta metallica e cartacea per i tagli più piccoli, in piccole quantità rispetto al totale della massa monetaria emessa e a volte sotto controllo e per ordine delle banche centrali.
R4. Gli Stati nazionali e confederati tuttora NON sono espressioni della collettività, ma sono persone giuridiche – cioè entità fittizie, FANTASMI di legge – inventate da pochi privati per fare i loro comodi e perciò fingono di rappresentare la collettività: generalmente gli Stati moderni non sono altro che evoluzioni di precedenti monarchie, dei semplici strumenti di dominio economico e psicologico e dei paravento a vantaggio degli stessi monarchi e di una ristretta oligarchia di grandi possidenti. R5. Sembra, infatti. Lo Stato è una pura invenzione giuridica alla quale vengono intestate delle strutture materiali e per la quale viene messa a operare una parte della popolazione. Il vero problema è riuscire a distinguere il fine per cui tale Stato viene concepito e il modo in cui viene fatto funzionare. R6. Perché la banca centrale in ogni caso è un organo separato dal Ministero del Tesoro e perché emette moneta esclusivamente per acquistare debiti redimibili e fruttiferi pubblici e privati, quindi obbliga la collettività nel suo complesso – Stato, società private e persone fisiche – a indebitarsi per ottenere creazione di moneta. R7. Significa che a precise scadenze il debitore si impegna a rimborsare il capitale ricevuto in prestito e a pagare un certo interesse (frutto): è un debito a durata limitata nel tempo, viene saldato ed estinto (redento, appunto) quando giunge a scadenza e garantisce una rendita al creditore in base al valore di mercato del debito stesso. Il valore di mercato del debito è stabilito dall'aspettativa nutrita nei confronti del debitore riguardo alla capacità di quest'ultimo di rimborsare ciò che gli è stato prestato: più questa aspettativa diminuisce, minore sarà il valore di mercato del debito, maggiore sarà il rischio di perdite per il creditore e maggiore sarà l'interesse richiesto da quest'ultimo per far fronte a tal rischio maggiorato. R8. Sì, perché ha scopi di rilevanza pubblica sanciti dalla legge e vigenti a prescindere dal tipo di partecipazione al suo capitale, che può essere pubblico, privato o misto. Formalmente e operativamente la banca centrale è un organo tecnico con mansioni esecutive in campo economico-monetario simili a quelle del Ministero del Tesoro e risponde alle leggi stabilite dall'autorità politica, che nel caso delle democrazie rappresentative è il Parlamento. R9. Ciò che davvero conta NON è pubblico, nonostante la banca centrale agisca come un ente pubblico a tutti gli effetti. Il problema fondamentale è che lo Stato concede per legge a un ente pubblico quale è la banca centrale la facoltà di emettere moneta soltanto per l'acquisto di debiti redimibili e fruttiferi pubblici e privati: in questo modo la collettività è costretta a indebitarsi e quindi non è mai proprietaria di moneta all'atto dell'emissione e in maniera permanente, ma soltanto temporaneamente e in base alla durata di ogni debito che contrae. La banca centrale crea e concede moneta soltanto tramite acquisto di contratti di debito, NON concede proprietà monetarie pubbliche a titolo gratuito o in cambio di merci diverse dalla merce “debito”: perciò la banca centrale si dichiara proprietaria della moneta all'atto dell'emissione, poiché la facoltà di acquistare merci come i debiti con moneta è per forza di cose la prerogativa di un proprietario di moneta. R10. Perché i contratti di debito possono essere rivenduti a terze parti all'infinito durante la loro vita, a partire dal momento in cui vengono stipulati fino al momento in cui scadono e i debiti correlati vengono rimborsati ed estinti dal debitore (se ci riesce). Se si parlasse di prestiti ci sarebbero soltanto rapporti monetari tra due soggetti sempre identici durante tutta la vita del prestito, contraddicendo la realtà dei fatti che è da sempre molto variegata e complessa. R11. Si può parlare di prestiti veri e propri soltanto quando c'è la stipulazione di un nuovo contratto di debito tra creditore e debitore originali. In tutti gli altri casi si parla di compravendite di merce “debito”, nelle quali tale merce passa di mano in mano da un investitore all'altro, dal creditore originale a un altro creditore. R12. Non è di cruciale importanza conoscere nei dettagli questi aspetti. E' sufficiente sapere che la banca centrale emette moneta soltanto per acquistarci dei debiti e questo unico fatto vincola la collettività al debito perenne e compulsivo, sia nel settore pubblico (Stato, enti locali e istituti di previdenza pubblici) che nel settore privato (banche, imprese non bancarie e persone fisiche): per definizione, si può avere emissione di moneta da parte della banca centrale ESCLUSIVAMENTE in presenza di nuovi o vecchi contratti di debito e indipendentemente da chi li stipula, MAI a titolo gratuito e MAI per cessione di merci diverse dalla merce “debito”. R13. Per la cronaca, oggi la collettività contrae nuovi debiti in questi tre modi: R14. Sì, tramite sconti di obbligazioni bancarie, pronti contro termine e altre forme di prestiti da parte della banca centrale. Ma la banca centrale, come qualsiasi altro investitore-creditore, acquista dal settore privato bancario anche vecchi contratti di debito del settore pubblico già in circolazione e in particolare titoli obbligazionari di Stato, poiché la banca centrale emette moneta in cambio di qualsiasi contratto di debito, a prescindere se il contratto di debito è nuovo oppure già stipulato e già in circolazione: di conseguenza lo Stato risulta ugualmente indebitato anche con la banca centrale non appena questa ne acquista il debito dal settore privato bancario, semplicemente con la banca centrale non lo è in modo diretto come invece lo è il settore privato bancario.
R15. Lo Stato italiano fino a qualche tempo fa si indebitava anche direttamente con la banca centrale che emetteva la lira italiana, la Banca d'Italia, la quale erogava prestiti al Ministero del Tesoro in questi tre periodi e modi: R16. No. Queste aste del Tesoro sono dei negoziati riservati a investitori istituzionali abilitati (vedi) e servono a emettere i titoli di Stato, cioè a stipulare i principali contratti di indebitamento pubblico: è in questa fase che da sempre si genera la parte più ingente del debito pubblico e in cui i creditori originali sono per la maggior parte banche commerciali e d'affari, tra le quali assumono particolare rilevanza i c.d. Specialisti in titoli di Stato (vedi). R17. Perché in quella data viene promulgata la legge ordinaria 483/93 che recepisce nell'ordinamento italiano il divieto di finanziamento diretto delle Pubbliche Amministrazioni da parte delle banche centrali dell'Unione Europea, come prescritto dall'Art. 104 del Trattato di Maastricht, firmato dall'Italia il 7 febbraio 1992. R18. No: il 5,7% del suo capitale è di proprietà di due istituti di previdenza pubblici, l'INPS e l'INAIL, mentre il restante 94,3% è di proprietà di banche commerciali e assicurazioni private. Inoltre, da sempre la Banca d'Italia svolge il servizio di tesoreria statale in qualità di affidataria-concessionaria dello Stato e in quanto tale è pure soggetta alla vigilanza da parte del Ministero del Tesoro (oggi Ministero dell'Economia e delle Finanze): perciò con lo Stato intrattiene i rapporti tipici di un soggetto privato, nonostante sia comunque un ente pubblico come qualsiasi banca centrale. R19. In maggioranza. Per esempio, le più grandi come la Bundesbank, la Banque de France, il Banco de España e la Bank of England sono statali al 100%, mentre la Banca Nazionale del Belgio è statale solo al 50%. R20. No. La BCE è un organo pubblico come tutte le banche centrali e a prescindere dal tipo di partecipazione al suo capitale. Inoltre, la maggioranza del capitale della BCE è di proprietà di banche centrali nazionali residenti nell'Unione Europea che sono a loro volta di proprietà interamente statale, perciò la BCE ha un assetto proprietario a maggioranza statale. R21. Sì, perché fa parte del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC). R22. La Bank of England e altre 9 banche centrali nazionali dell'Unione Europea sono sì partecipanti al capitale della BCE, ma in virtù di una deroga non partecipano né agli utili né alle perdite della BCE derivanti dall'emissione dell'euro e continuano a emettere soltanto le rispettive monete nazionali, in quanto la BCE non assegna loro alcun quantitativo percentuale di emissione in euro. Fanno parte dell'Eurosistema la BCE e le banche centrali nazionali sue partecipanti che assieme alla BCE adottano l'euro e provvedono all'emissione dell'euro; il SEBC prima citato è invece più ampio poiché è costituito dalla BCE e dalla somma di tutte le banche centrali nazionali dell'Unione Europea, cioè dalla BCE e dalla totalità delle banche centrali nazionali partecipanti al capitale della BCE, Bank of England compresa. R23. No. Il Trattato di Maastricht è stato firmato dai capi di governo europei che per definizione hanno ricevuto la delega a governare e a firmare documenti dalla popolazione tramite elezioni politiche di rappresentanti parlamentari con voto a suffragio universale: semplicemente, i politici democraticamente eletti hanno a loro volta delegato all'Eurosistema l'emissione e la gestione dell'euro in totale autonomia ed esclusivamente per l'acquisto di debiti come da tradizione storicamente consolidata delle banche centrali. Non è in discussione la democrazia, ma la sua qualità che è inversamente proporzionale alla quantità di delega della popolazione ai suoi rappresentanti prima politici e poi tecnici. Il vero problema è che la maggioranza della popolazione non fa mai domande e lascia fare qualsiasi cosa come se nulla fosse. R24. Quasi nulla: la banca centrale a capitale privato o parzialmente privato differisce da quella a capitale statale soltanto per la distribuzione di una piccola parte dell'utile netto o di altri piccoli privilegi finanziari ai partecipanti privati al suo capitale. R25. No. Come già detto in precedenza, per questioni unicamente e intrinsecamente strutturali la banca centrale emette moneta sempre e solo comprando debiti pubblici e privati e a prescindere dal suo assetto proprietario, quindi rimane sempre proprietaria della moneta all'atto dell'emissione e la collettività come conseguenza di ciò è sempre costretta a indebitarsi per una quantità proprio pari alla moneta messa in circolazione dalla banca centrale. R26. Cartaceo o elettronico. R27. Pochi centesimi di unità monetaria per una banconota da cento unità (come 100 euro), quasi nulla per digitare cento unità (come 100 euro) da una postazione informatica. R28. No. Con una banconota da 100 compra debiti per 100. R29. Sì. La differenza tra valore dichiarato sulla banconota – valore nominale – e costo di fabbricazione della banconota – valore intrinseco – si chiama “signoraggio bancario” (vedi), proprio perché è il signoraggio ottenuto sulla moneta quando a emetterla è una banca. R30. L'unica differenza rispetto al caso della banconota è che il signoraggio bancario è praticamente pari al valore monetario dichiarato sul terminale, poiché il costo di fabbricazione della moneta elettronica è tendenzialmente zero. R31. No. Mai. Si dichiara soltanto proprietaria del valore nominale della moneta che emette per comprare la merce “debito redimibile e fruttifero”. R32. No. Mai. Veniva garantita soltanto la convertibilità aurea di una parte del valore delle banconote emesse e soltanto nel caso in cui il portatore di banconote si fosse davvero presentato all'incasso dell'oro. R33. No. La copertura aurea è tutta un'altra cosa: si ha soltanto quando l'intera massa monetaria viene garantita con pari valore in merce “oro” di proprietà dell'ente che emette moneta, merce tendenzialmente non deperibile. R34. No. Mai. La copertura aurea non esisteva nemmeno quando l'unica moneta disponibile era quella metallica costituita interamente da oro: la quantità d'oro dichiarata da chi batteva moneta aurea era sempre superiore a quella effettiva. R35. No. La convertibilità aurea è stata abolita a livello mondiale il 15 agosto 1971. R36. No. Prima di tale data soltanto il dollaro cartaceo dichiarato a corso legale negli Stati Uniti d'America era convertibile in oro e soltanto per soggetti non residenti negli Stati Uniti, in virtù degli Accordi di Bretton Woods stipulati il 22 luglio 1944. R37. Solo per brevi periodi e solo per alcune divise, ma già il 5 aprile 1933 lo stesso dollaro cartaceo statunitense diventò totalmente inconvertibile per gli stessi cittadini statunitensi. R38. No. La conversione del dollaro cartaceo statunitense in oro era possibile solo per le banche centrali. R39. No. Infatti la quasi totalità della moneta in circolazione è sotto forma di denaro scritturale bancario commerciale, cioè sotto forma di promessa di pagamento in banconote e monete metalliche registrata contabilmente nei libri di ogni banca commerciale (vedi). Oggi tali registrazioni contabili sono create e gestite elettronicamente, non c'è più la scrittura manuale su registri cartacei bancari, ma la sostanza, cioè l'assenza di banconote e monete metalliche, è identica al passato. R40. Sì. E' già stato detto brevemente fin dall'inizio con la R2. e la R3.. E ne diventano le proprietarie all'atto dell'emissione, né più né meno di quanto fanno le banche centrali e gli Stati per le rispettive parti di moneta emessa. R41. La differenza fondamentale consiste nel fatto che la moneta scritturale creata dalle banche commerciali è ILLEGALE, poiché soltanto la moneta ufficialmente emessa dalle banche centrali e dagli Stati è dichiarata a corso legale. Ufficialmente e legalmente le banche commerciali NON possono emettere moneta, ma possono soltanto gestire moneta a corso legale praticando la cosiddetta intermediazione finanziaria tra chi deposita moneta presso di esse e chi richiede un prestito dalle stesse. Invece, in barba alle norme di legge, nella pratica quasi il 100% della moneta oggi in circolazione viene emessa dalle banche commerciali per l'acquisto di contratti di debito pubblico e privato, alla stregua di quanto già fa la banca centrale con la moneta a corso legale; è un fatto formalmente vietato, ma garantito o dalla non comprensione del fenomeno dell'emissione di moneta bancaria commerciale (vedi) o dalla voluta reticenza di legislatori e addetti ai lavori. R42. No. Prima occorre che la banca commerciale lo possieda effettivamente, visto che soltanto una minima parte della massa monetaria è costituita da denaro contante. R43. No. Non è sufficiente che la banca commerciale riesca a esaudire qualche richiesta di contanti, o parziale o sull'intero saldo del conto corrente: siccome la banca commerciale per legge NON può creare moneta e siccome soltanto la moneta contante cartacea e metallica è a corso legale, deve valere la regola della copertura in moneta contante a corso legale per il valore totale delle promesse di pagamento in denaro contante fatte dalla stessa banca commerciale. Perciò risultano emissioni monetarie illecite e illegali tutte le promesse di pagamento che la banca commerciale fa in più rispetto al valore totale della moneta contante che essa effettivamente possiede al momento delle sue promesse. R44. Ti sembra perché non si è abituati a pensare ai numeri sui conti correnti come moneta essi stessi: rappresentano per legge la moneta contante, ma in realtà sono moneta essi stessi a tutti gli effetti, proprio perché la gran parte dei pagamenti sono effettuati in moneta bancaria scritturale, senza passare per i contanti. R45. E' logico che, in assenza di vincoli e di consapevolezza da parte della clientela, le banche commerciali riescono a imporre a buon mercato la loro moneta scritturale, che così alla fine diventa il principale mezzo di pagamento. R46. Non è assurdo, è ciò che succede. I politici che impongono alla collettività prima la moneta cartacea di banca centrale e poi la moneta scritturale di banca commerciale, con tutte le enormi contraddizioni del caso, possono appartenere soltanto a due categorie: a quella dei faccendieri senza scrupoli o a quella degli incoscienti. R47. Certo che non è assurdo, tant'è che il prelievo fiscale, anche quando non è sentito come eccessivo, è perfettamente correlato con la moneta cartacea e soprattutto scritturale del sistema bancario. E' infatti quantomeno assurdo, se non anche una prima truffa tra le tante, che le Pubbliche Amministrazioni impongano il prelievo fiscale col fine principale di fare i comodi del sistema bancario, anziché degli individui che dichiarano di rappresentare. R48. Il prelievo fiscale è la principale garanzia su cui si basano i prestiti al settore pubblico, che come prima detto vengono da sempre erogati principalmente da investitori istituzionali quali le banche commerciali (vedi). Se il prelievo fiscale è efficiente, le banche erogano facilmente prestiti allo Stato e alle altre pubbliche amministrazioni, abbassando gli interessi su quei prestiti; altrimenti, il settore pubblico può anche andare in fallimento perché nessuno gli fa più credito, visto il rischio di prestare a un insolvente, e né più né meno che a un insolvente privato. R49. Esattamente. Il prelievo fiscale serve PROPRIO per pagare la spesa pubblica. R50. No. Confermo che il prelievo fiscale serve a pagare la spesa pubblica. Il problema è che, così come per la moneta scritturale bancaria commerciale (vedi), anche per la finanza pubblica c'è pressoché totale ignoranza su cosa in realtà essa sia. R51. No. E' l'esatto contrario. La spesa per rimborso del debito pubblico in scadenza è la più grande tra le varie voci di spesa ed è interamente uno spreco, anche quando il creditore è una semplice persona fisica. R52. No. Si è detto che il prelievo fiscale serve a questo, ma non che basta e avanza e che è l'unico modo con cui avviene il finanziamento della spesa pubblica. Il prelievo fiscale è una delle varie forme di entrata pubblica. R53. Certamente. Ecco il bilancio completo delle Pubbliche Amministrazioni: R54. Una delle possibili risposte è questa: basta capire chi crea il valore della moneta e chi di conseguenza ne dovrebbe essere il vero proprietario all'atto dell'emissione (vedi; vedi). In sostanza, il valore della moneta bancaria e statale, di cui si è parlato finora, è creato soltanto dalla pura e semplice convenzione tra individui appartenenti alla collettività, senza coinvolgere alcuna merce nel processo di creazione del valore, perciò il diritto di proprietà sul valore di tale moneta e quindi su tale moneta dovrebbe essere delle persone fisiche, non delle persone giuridiche. In particolare, si ricava che i veri creatori-proprietari di moneta all'atto dell'emissione e i rappresentati dalle Pubbliche Amministrazioni (PA) coincidono e sono esattamente le persone fisiche che compongono la collettività. E di conseguenza è contraddittoria e assurda la sola idea che le PA contraggano debiti in moneta e impongano il prelievo fiscale in rappresentanza dei proprietari della stessa moneta. R55. Perché in ogni caso sia la banca centrale che le banche commerciali si appropriano di moneta quando la emettono. Tale appropriazione coincide con l'esproprio del vero proprietario, la collettività delle persone fisiche. Se non è anche la truffa della truffa, è almeno lo spreco dello spreco: tale è appunto regalare moneta alle banche per stipulare subito dopo dei contratti di debito pubblico con le stesse, contratti che vengono onorati principalmente grazie all'entrata da prelievo fiscale. Di conseguenza anche il prelievo fiscale è una truffa della truffa o uno spreco dello spreco, oltre che essere garanzia di varie illegalità (come da R48.). R56. Il fallimento delle banche avviene soltanto per assolvere alle regole contabili e alle disposizioni di legge, non perché sono delle imprese uguali alle altre: hanno infatti comunque il privilegio esclusivo di emettere moneta scritturale, che è una truffa-spreco dai vari punti di vista finora spiegati. Le banche commerciali possono tranquillamente emettere moneta scritturale senza trasgredire alcuna norma e mantenendo il rischio di fallimento come qualsiasi impresa non bancaria. R57. No. Nessuna banca commerciale può rispendere la moneta scritturale della quota capitale che le viene restituita dalla clientela debitrice alle date scadenze contrattuali. Ogni banca commerciale per un qualsiasi prestito che concede può inserire nei ricavi del conto economico soltanto la quota interessi pagatale dalla clientela, che è così il suo principale introito al fine di ottenere degli utili una volta detratti tutti i suoi costi (personale, fornitori, interessi passivi e prelievo fiscale). Invece la quota capitale rimborsata viene distrutta, riducendo scritturalmente di una pari quantità la posta contabile della moneta prima creata per il prestito o per l'acquisto di debiti in genere, fino ad annullarla completamente al pagamento dell'ultima rata di rimborso, se non è previsto il rimborso in un'unica soluzione come nel caso dei titoli obbligazionari. R58. Sì, è pure logico, altrimenti sarebbe impossibile che una banca commerciale figuri contabilmente come una quasiasi altra azienda. Se la moneta non venisse distrutta, la banca potrebbe farne direttamente l'uso che vuole. R59. Sì: le registrazioni contabili delle banconote emesse per l'acquisto di quel debito vengono cancellate quando avviene il rimborso, come nel caso delle banche commerciali. L'unica differenza è che le banconote prima emesse e poi restituite non vengono bruciate o mandate al macero, ma semplicemente riutilizzate dalla banca centrale in occasione di altri acquisti di debito; vengono create nuove banconote soltanto quando gli acquisti di debito aumentano e quando le banconote vecchie sono troppo usurate. Non occorre nemmeno che le banche centrali creino supporti cartacei effettivi, poiché è sufficiente che ci siano registrazioni contabili della banca centrale in rappresentanza delle stesse banconote, quando le banconote reali non sono strettamente necessarie alle operazioni. R60. Il suo strapotere è già stato più volte esercitato ancora prima di distruggere moneta: si è realizzato con l'esproprio-truffa-spreco di moneta praticato all'atto dell'emissione a danno dei legittimi creatori-proprietari del valore monetario, le persone fisiche, con l'esproprio-truffa-spreco di riottenere tale moneta soltanto a fronte di indebitamenti non dovuti col sistema bancario stesso, con l'esproprio-truffa-spreco dell'imposizione fiscale funzionale al debito pubblico e con le varie garanzie a sostegno dell'illegalità della moneta scritturale bancaria commerciale. R61. Ragionamento interessante, ma è presto spiegato il motivo per cui l'emissione di moneta da parte delle banche e degli Stati NON è un'operazione commerciale, ma esclusivamente giuridico-contrattuale. La moneta di cui finora si è parlato è soltanto moneta nominale, ovvero moneta completamente svincolata dal valore di mercato dell'oggetto che fa da supporto monetario (metallo coniato, carta filigranata e impulsi elettronici) e che vale esclusivamente per il fatto che viene dichiarato per essa un certo valore per iscritto (valore nominale): di conseguenza, tale moneta risulta essere uno speciale contratto che NON ha come oggetto la merce che compone il supporto monetario (metallo coniato, carta filigranata e impulsi elettronici), bensì la stessa pura e semplice dichiarazione numeraria di valore esplicitata con delle cifre, perciò è un contratto che ha come oggetto se stesso. Non essendoci alcuna merce in gioco, ne consegue che il valore del contratto monetario all'atto della sua emissione deriva esclusivamente da un accordo convenzionale tra persone fisiche e in definitiva senza alcuna operazione commerciale sottostante a tale accordo. R62. In generale sì, poiché lo Stato NON è una persona fisica, ma un fantasma di legge alla stregua di quasiasi banca. Ma in particolare no, poiché dipende dalla concezione di Stato che abbiamo e da cosa finanziamo attraverso lo strumento dello Stato, come già enunciato nella R5. all'inizio: se ciò che venisse finanziato dallo Stato andasse a vantaggio di tutte le persone fisiche, lo Stato risulterebbe un semplice gestore di moneta in rappresentanza delle persone fisiche e farebbe un vero servizio pubblico, come sarebbe logico che fosse e senza alcun illecito. R63. Il motivo c'è ed è questo: anche il debito del settore privato verso il sistema bancario è totalmente non dovuto come il debito del settore pubblico, poiché, in virtù di tutti i discorsi finora fatti, in qualsiasi caso e per qualsiasi cliente debitore le banche commerciali hanno gli stessi titoli di una banda di rapinatori per vantare il diritto di proprietà sul valore della moneta che emettono, il diritto di proprietà su qualsiasi merce “debito” che acquistano con tale moneta, il diritto al rimborso del debito, il diritto al pagamento degli interessi sul debito e il diritto al pignoramento dei beni posti a garanzia del prestito in caso di insolvenza del debitore.
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