Il Debito Pubblico è la somma di tutte le passività finanziarie sostenute dalle Pubbliche Amministrazioni nei loro rapporti monetari intrattenuti con vari creditori e viene a questi ultimi rimborsato e remunerato in interessi alle scadenze pattuite tramite il prelievo fiscale, i tagli ai servizi pubblici, le privatizzazioni e il ricorso a nuovo indebitamento.
Nel caso italiano, le passività finanziarie costituenti il Debito Pubblico sono generalmente titoli obbligazionari di Stato (BOT, CCT, CTZ, BTP, BTP€i, Commercial Paper, Global Bond e Medium Term Note) e di Enti Locali (BOR, BOP e BOC), prestiti e mutui speciali erogati da banche e altre società finanziarie, conti correnti presso la Tesoreria dello Stato e buoni fruttiferi e depositi postali a carico del Ministero del Tesoro.
Sono definite “Pubbliche Amministrazioni” – PA – gli enti quali lo Stato, le Amministrazioni Locali (Regioni, Province e Comuni), gli Istituti di Previdenza Sociale a carattere pubblico (INPS, INAIL, INPDAP, ecc.) e per estensione anche specifiche aziende di cui lo Stato si accolla i debiti.
La truffa costituita dal Debito Pubblico è scritta nella stessa espressione “passività finanziarie sostenute dalle Pubbliche Amministrazioni”. Un debito per forza di cose NON può essere pubblico, se si chiarisce definitivamente chi sia il proprietario del valore della moneta quando questa viene emessa: il Debito Pubblico è causato esclusivamente da un debito formativo della collettività nella materia monetaria.
Dopo aver fatto e spiegato questa singolare dichiarazione, diventa completamente marginale e letterario annoverare le tipologie e i quantitativi di Debito Pubblico e rilevare che, per esempio, la sua parte più consistente è di proprietà delle cosiddette Istituzioni Finanziare Monetarie – IFM – ovvero delle banche centrali e commerciali. Inoltre, molti erroneamente ritengono i prestiti pubblici una truffa nel solo caso in cui vengano concessi dalle banche grazie al loro esclusivo privilegio di creare moneta dal nulla, considerando positivamente l'eventualità che la maggioranza o la totalità del Debito Pubblico sia di proprietà di enti, società e privati cittadini privi della facoltà di autocreazione di potere d'acquisto prerogativa delle famigerate IFM, se non proponendo pure la modaiola e ridicola regola antifrode di avere come creditori soltanto i residenti nel proprio Paese.
Il punto fondamentale, tuttora non capito o non analizzato, è il reale processo con cui viene creato il valore della moneta e che una volta affrontato mette in risalto il vero motivo per cui il Debito Pubblico è il più grande imbroglio finora realizzato.
La moneta, quando è emessa senza alcuna relazione col valore di mercato del suo supporto materiale (metalli coniati, carta filigranata, scritture contabili, impulsi elettronici, ecc.) o col valore di eventuali merci poste a riserva monetaria (metalli nobili o altre merci a piacere), viene detta “moneta nominale” e misura di per sé il valore delle merci ed è di per sé riserva di valore, per il solo fatto che essa viene definita al contempo come misuratrice e come portatrice universale della grandezza “valore”. Come il misuratore di lunghezza – il metro – possiede la qualità della lunghezza misurata, così il misuratore di valore – la moneta – possiede la qualità del valore misurato e per funzionare ha soltanto bisogno di essere stabilito per convenzione: occorrono soltanto delle persone che si mettono d'accordo su un preciso strumento monetario, nel caso della moneta nominale ridotto a puro simbolo con supporto di costo irrisorio.
Mentre per definire sia la misura del valore di una merce che il valore monetario di tale misura basta ideare un simbolo e stabilire una unità di misura, condizione necessaria e sufficiente per generare la convenzione monetaria e il conseguente valore monetario è solamente l'esistenza di una comunità di individui che inducono valore nella moneta semplicemente mettendosi d'accordo su di essa e decidendo che abbia valore, quindi senza dover effettuare alcuna produzione/vendita di merci allo scopo: soltanto chi all'origine produce il valore monetario ne è anche il proprietario, perciò all'atto dell'emissione monetaria il valore della moneta nominale dovrebbe essere di proprietà della comunità che lo genera per convenzione e senza costo, non certo del soggetto autorizzato a mettere in circolazione la moneta in rappresentanza della comunità stessa e men che meno del soggetto che produce il semplice supporto monetario. Semmai, chi produce il supporto monetario o mette in circolo la moneta può essere semplicemente pagato con la stessa moneta in base al lavoro svolto e a prezzi di mercato come qualsiasi altro produttore di merci. In particolare, ogni banca dovrebbe essere pagata al massimo come tipografia o come eventuale centro di ricerca economica.
A conferma di questo preciso fenomeno di creazione del valore monetario e della sua totale indipendenza da qualsiasi altra variabile, la norma di legge non ha alcuna influenza e riguarda la pura modalità decisionale, non la decisione, perché non fa altro che sancire a posteriori l'accordo monetario già avvenuto nella collettività o costringere la solita collettività ad accettare una certa moneta: in entrambi i casi occorre avere un insieme di individui, altrimenti per assurdo la legge e l'ente emittente dovrebbero da soli generare valore monetario anche in un'isola deserta o in un cimitero. Ed è ininfluente anche l'eventuale consapevolezza di essere gli unici induttori di valore nella moneta, dato che gli individui già lo sono quando acriticamente utilizzano la moneta per tradizione/consuetudine.
Considerato quanto detto finora e visto che le Pubbliche Amministrazioni sono per definizione dirette emanazioni e rappresentanti della collettività, soltanto una comunità ignorante e autolesionista rinuncerebbe a essere proprietaria del valore monetario e permetterebbe alle PA di contrarre debiti per ottenere moneta: il Debito Pubblico non ha alcun senso a prescindere da chi ne sia il creditore ed è un incredibile inganno principalmente perché il pubblico in carne e ossa – la comunità – non si accorge che, per soddisfare ai suoi bisogni e realizzare i suoi progetti, prende assurdamente in prestito ciò di cui è già proprietario e che può creare da sé in maniera illimitata anche per consentire ai suoi enti rappresentanti l'erogazione dei servizi pubblici. La truffa è commessa verso se stessi ed è molteplice: prima la comunità si considera alla stregua di un qualsiasi soggetto privato assolutamente bisognoso di fondi altrui per sopravvivere, dà ai propri rappresentanti il beffardo compito di “far quadrare il bilancio”, rinuncia inconsapevolmente a essere proprietaria del valore della moneta all'atto dell'emissione e cede tale proprietà al sistema bancario; poi si fa prestare in vari modi dal sistema bancario la stessa moneta, vincolandosi a rimborsare il debito alla scadenza; poi paga gli interessi sul debito; infine si fa pure prestare moneta già circolante da una parte degli individui che la compongono.
E' allora possibile essere debitori anziché proprietari dei propri soldi? E' allora possibile che la collettività abbia un Debito Pubblico?
Sì. Ma non è solo una remota possibilità: è purtroppo la norma! Finora infatti sono esistiti soltanto dei cittadini che per sudditanza psicologica e per lacuna culturale si fanno prestare ciò che già all'origine appartiene loro, realizzando così un paradosso che supera di gran lunga l'immaginazione e che risulta talmente radicato da trovare opposizione alla sua eliminazione addirittura nei cittadini stessi.
E' tempo di vincere questa secolare sudditanza, di colmare questa ormai insopportabile lacuna e di far sì che il vero creatore del valore monetario prenda finalmente coscienza di esserne anche il proprietario, esercitando pienamente questa sua caratteristica, saldando il proprio debito formativo e cancellando per sempre anche la sola vaga idea del Debito Pubblico.
> Discussione nel Forum: http://www.monetaproprieta.it/phpbb/viewtopic.php?f=7&t=51 < |