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La trappola della coperta corta PDF Stampa E-mail
Scritto da Domenico D'Amico   
Venerdì 20 Aprile 2012 14:33

Finché si rimane nella trappola del debito, i ragionamenti avranno sempre la forma e la sostanza della coperta corta. E uguale forma e sostanza avranno le possibili soluzioni, trovate in quell’insieme di strumenti autoreferenziali che il sistema del debito mette a disposizione.

Gli Stati sovrani e i privati cittadini dovranno sempre più spesso abbassare la testa di fronte alle decisioni prese da chi gestisce quel debito: il sistema bancario, che muove a piacimento la leva monetaria, è in grado di far risorgere o distruggere in poche mosse l'economia di una Paese; la cronaca finanziaria e monetaria di questi ultimi anni lo dimostra, mettendo in evidenza la potenza di impatto dello strumento monetario.

In una comunità di uno Stato sovrano, i beni e i servizi non possono essere scambiati senza moneta, e vengono scambiati male se la moneta funziona male: i cittadini di quello Stato vivranno male e in sofferenza. Le ricette di tante riforme e dei riformisti accademici - nei loro esercizi di stile - prescrivono invece che si rimanga sempre nel sistema gestito dal sistema bancario, che impone la regola della sua creatura: la moneta-debito. Ricette che sembrano fluide e funzionanti in questo quadro di regole: quello di uno strumento monetario manovrato da chi lo emette e quindi ostaggio degli interessi di quella categoria “imprenditoriale”, a danno di chi lo usa IN PRESTITO.

La strada per un reale cambiamento non può essere quella di un mero aggiustamento di alcuni parametri, di alcune regole di QUESTO GIOCO; la strada è quella di pensare a tutto un altro sistema. Un sistema dove il debito non sia la regola, ma sia una caratteristica accessoria dell'economia, e MAI una forma di moneta. Dove la moneta non sia debito, ma ISTITUZIONE di proprietà della comunità. Solo cambiando totalmente il quadro delle regole, si può pensare di uscire dalla prigione in cui ci siamo infilati. Una prigione che per noi occidentali è (stata) dorata, e che per troppi altri nel mondo è fatta di morte quotidiana, di malattie, di sofferenza.

Prigionia per molti, creata per gli interessi di pochi, senza particolari manovre, difficoltà, o complotti, ma con un’azione politico/lobbistica di lungo termine che ha portato il verbo bancario a diventare il verbo di riferimento per l’accademia, per la politica economica, per il giornalismo etc. : uno schema ideologico-tecnocratico, sostenuto ad arte da media ed accademia, su pensieri alternativi che faticano ad emergere, perché spesso incompleti, inaffidabili, e soprattutto male organizzati e privi di risorse da cui attingere.

Gli ideologi del debito invece procedono a cadenze implacabili: impongono le loro regole in modo sempre più stringente, invadendo tutti i campi di gioco; queste forze sono riuscite ad imporre che le banche centrali siano indipendenti dai Governi, e contemporaneamente ad ESIGERE che i Governi siano dipendenti dalle banche centrali, di cui devono seguire i dettami; da qui l’ultimo paradigma suicida, per i Paesi sovrani, che è alla base dell’introduzione del pareggio di bilancio nelle Costituzioni dei Paesi sovrani e di piani strutturali di rientro del debito da qui ai prossimi venti anni, che quindi condizioneranno nel lungo periodo la politica economica e sociale di questi Paesi.

Il debito è merce, ed è una merce che nella economia attuale ha assunto la funzione di moneta, cioè, usando un paragone anche abusato, di sangue del corpo dell'economia; il sistema bancario è il MONOPOLISTA DELLE SACCHE DI SANGUE DA TRASFUSIONE e allo stesso tempo è capace di imporre a TUTTI un prelievo di sangue periodico (attraverso la legge dello Stato). Il controllo della circolazione monetaria/sanguigna in questo modo è TOTALE: a svantaggio del corpo economico, che si troverà anemico ogni volta che il sistema bancario lo riterrà opportuno o giusto, secondo parametri che poco hanno a che fare con la salute dell'economia reale e ancora meno con la salute della comunità.

Con il pareggio di bilancio in Costituzione questo controllo della circolazione monetaria sarà ancora maggiore, perché il sistema bancario potrà contare sulla sponda della Costituzione, sacra garante della sua merce-debito.

UOMINI E DONNE...GIREVOLI

Le porte girevoli citate da Luciano Gallino (1) sono la realtà EFFETTIVA degli ultimi anni: uomini (e ora anche donne, fino a ieri sempre escluse da certe stanze dei bottoni) che vengono da una formazione e da una cultura bancaria che vanno ad occupare i vertici istituzionali dei Paesi in crisi, determinandone la definitiva conversione al verbo del debito e del liberismo più selvaggio. Mario Monti e Corrado Passera in Italia, Paulson e Geithner negli Usa, Papademos in Grecia, Luis de Guindos in Spagna, e poi Christine Lagarde, ministro francese ora al FMI. E tanti altri. Personaggi-chiave, che prendono decisioni decisive e importantissime e che portano con sé il proprio patrimonio culturale fatto tutto di debito e di regole ad esso legate.

E’ quasi lapalissiano dedurre che si tratta di un impianto ideologico, che, come tutti gli impianti ideologici, pretende che la realtà si adegui e si conformi ad esso in base alle regole che il debito stesso impone, costi quel che costi. Il debito non può che comportarsi nel modo che gli è più congeniale, quello che gli consente di autoalimentarsi: distruzione di ricchezza reale (ambiente, energia, inquinamento, beni comuni, ricerca deviata e poco utile, etc) e trasferimento della ricchezza residua dal basso verso l’alto, verso chi il debito lo crea e lo governa, a ritmi sempre più serrati.

Si impone come naturale – perché esigenza organica del sistema – una obsolescenza tecnologica (o anche la semplice moda) dei beni prodotti sempre più a breve termine, con la specifica finalità di alimentare il sempiterno ciclo del debito e con tragiche conseguenze per ambiente e risorse. L’ideologia coincide con gli interessi del sistema bancario; questa è una constatazione. Le dietrologie da gossip complottista sono ingenue devianze, a fronte di un’evidenza dei fatti schiacciante, con i bilanci pubblici affondati dalle necessità dei bilanci bancari.

Allora cosa fare degli eruditi ragionamenti riformistici che i vari premi nobel alla Krugman o alla Roubini si affannano a predicare ai quattro venti? Semplici esercizi di stile, che rimangono all’interno del quadro di regole del DEBITO e che non fermeranno la ruota da criceto di cui tutti siamo protagonisti, ma anzi ne vanno a giustificare l'esistenza. Allora la necessità, l’urgenza sembra essere un’altra: quella di uscire da quel quadro di regole e ripensare SERIAMENTE tutto il sistema monetario, profondamente malato e contrario agli interesse del genere umano.

La moneta di proprietà della comunità rappresenterebbe un cambio di paradigma; la moneta diventa realmente ISTITUZIONE e la sua gestione non avviene su parametri legati ad una sua mera auto-riproduzione, come fa il debito emesso dal sistema bancario.

La gestione di una moneta-istituzione e di proprietà della comunità avrebbe dei riferimenti di efficacia e di efficienza assolutamente diversi da quelli della moneta-debito: parametri che la comunità potrebbe decidere attraverso una reale procedura decisionale democratica, in base a valori condivisi e orientati al bene della comunità stessa; il mezzo monetario, usato in quel modo, consentirebbe riforme oggi impossibili con la COPERTA CORTA, creando, attraverso un rinnovato spirito creativo dell'essere umano, la possibilità di decidere cosa fare e di FARLO, semplicemente e senza vincoli legati a un debito che non esisterebbe più.

La moneta-debito invece - IN AUTOMATICO - impone degli schemi puramente autoreferenziali e sempre più violenti in termini di accelerazione verso il muro della prossima crisi e della prossima ancora.

La filosofia di QUESTA MONETA-DEBITO ha fatto sì che la società costruita attorno ad essa ne rispecchi in pieno la natura: anche per questo molti ritengono naturale e giusto possedere ricchezze smodate mentre miliardi di essere umani muoiono di fame. Per lo stesso motivo, molti di noi occidentali - psicologicamente - non sono pronti a un cambio di stile di vita, che invece è ormai indispensabile. Siamo DROGATI e il nostro pensiero si è adeguato allo schema di funzionamento di questo sistema, in cui siamo nati e vissuti e finora abbiamo “prosperato”.

La tenuta etico/morale di troppe persone, per non parlare dei politici, sembra smarrita. Ma questa non può essere una giustificazione, e da un certo punto in poi, nemmeno un’attenuante, considerata la gravità dei fatti accaduti e in accadimento. Non c’è soluzione INTERNA: solo USCENDO fuori dagli ordinari schemi dominanti, possiamo cominciare ad individuare una possibile via di uscita (o più possibili vie di uscite, diverse e complementari magari).

Solo che la resistenza psicologica più difficile da vincere è proprio quella legata alla moneta, ed è ovvio che sia così, poiché la moneta (debito) è l’architrave di tutti i ragionamenti monetari-economici-politici-sociali. Vincendo quella resistenza psicologica invece riusciremmo a svincolarci dalla coperta corta, che inocula paura per il domani, che semina incertezza, che limita le possibilità di ragionamento e di creazione del pensiero umano.

Se cade quell’architrave, cade anche tutta la paura e la resistenza al cambiamento. Per questo è INDISPENSABILE conoscere, capire, approfondire; discutere di moneta e di come cambiarla. Per non avere paura, per riprenderci il coraggio che ci è stato strappato, per riprenderci l’etica del bene comune, che è quella più conveniente per tutti e quindi più INTELLIGENTE.
E la coperta non solo non sarà più corta, ma non sarà più nemmeno necessaria.

Nota:

(1) vedi: Finanzcapitalismo - Luciano Gallino - Einaudi

 

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