Il 3 e il 4 dicembre, al Palazzo dei Congressi del Comune di Montegrotto Terme (PD), ha avuto luogo la prima conferenza sull'economia del debito, organizzata dal movimento Moneta@Proprietà in collaborazione con il “Circolo Culturale P. L. Ighina”. L'evento è stato condotto dalla dott.ssa Fabiola Menon che, oltre a presentare i relatori e introdurre gli argomenti, si è fatta carico di far rientrare il tutto nei tempi previsti.
A dare il via alle danze è per l'appunto la dott.ssa Menon che presenta il convegno ringraziando in particolar modo il “Circolo Culturale P.L. Ighina” nella persona del suo presidente. Otello Daniele, nella convinzione che l'assenza di cultura è la causa prima delle incomprensioni, da anni si spende affinché possano aver voce diverse realtà, nessuna delle quali può negare di avere nell'essere umano e nella conoscenza il loro punto d'incontro.
Maledetta Primavera
Dopo le dovute presentazioni e i ringraziamenti viene introdotto con il titolo di “Maledetta Primavera” il reportage/docu-film di Fulvio Grimaldi che, per usare le sue stesse parole, ha come primo obiettivo quello di far sentire “la voce dell'altro”, quella voce altrimenti assente dai mezzi di informazione cosiddetti ufficiali.
“Maledetta Primavera” è appunto un servizio che si interroga sul e dal campo sul perché Gheddafi è diventato una priorità per l'occidente, perché la Libia, che fino al giorno prima era un partner con cui si sviluppavano diverse collaborazioni/trattative, diviene un regime da combattere. Chi erano i ribelli? Qual era la situazione economica, politica e sociale della Libia di Gheddafi? Quali gli interessi in gioco? E' la stessa Libia che ottenne dall'ONU un riconoscimento proprio nel campo dei Diritti Umani e per per l'alto indice di sviluppo umano? E' la stessa Libia con il welfare tra i più avanzati nella sua area? Sono attendibili le fonti circa i presunti bombardamenti di Gheddafi sulla popolazione?
Nessuno pretende di avere risposte esaurienti e complete quando si parla di questioni geo-politiche di questa portata, così come nessuno può pensare di far sentire una sola voce, la solita, quella dell'occidente che pretende di esportare chissà quali valori ovunque. Questa epoca dovrebbe intitolarsi “L'assolo dell'occidente”.
A questo stato di cose Grimaldi è tra quei pochi che non ci sta e spende la sua professionalità da reporter per dare la possibilità all'altro di parlare e a noi di ascoltarlo e questo a prescindere dall'opinione finale che ci faremo.
Molto probabilmente non ne usciamo con una verità, ma già uscirne con delle domande rappresenterebbe un passo importante. Per questo intervento, concludo con le parole dello stesso Grimaldi: “...uno dei grandi problemi del nostro tempo è l'informazione negata”.
Il debito e l'interesse
E' il turno del dott. Alessandro Bono membro co-fondatore del movimento Moneta@Proprietà, che ha spiegato le dinamiche di questo sistema che noi definiamo del debito. Non è la prima volta che ascolto Alessandro Bono, ma c'è dell'altro che penso debba essere menzionato. Non so se i presenti si siano accorti che non stava bene, beh ve lo dico io, siamo partiti da Roma alle 16:00 di venerdì e ci siamo tornati domenica notte, anzi lunedì vista l'ora di gran lunga oltre la mezzanotte.
In questi due giorni ci siamo svegliati presto per andare a letto tardi, ed è già di per sé pesante per tutti, ma Bono era febbricitante e influenzato già da venerdì, insomma come diciamo noi stava a pezzi. Nonostante questo ha cercato di domare la febbre con il principio attivo della tachipirina, non si è risparmiato nel rispondere alle domande così come non si è risparmiato nel seguire anche gli interventi degli altri relatori, che dire... STOICO!
Altra cosa importante è stato l'intervento di domenica, sempre del Bono, il quale, dopo essersi concentrato sull'aspetto dell'interesse dalla prospettiva statica a quella dinamica e dalla carta degli econometristi alla realtà, ha fatto una carrellata commentata circa gli scenari cosiddetti alternativi. Non mi soffermerò oltre su Alessandro Bono perché essendo di Moneta@Proprietà abbiamo la possibilità di leggerlo.
Diritto ed economia
Dopo Bono è stato il turno del giornalista e scrittore Rossano Orlando, autore di due, a mio avviso, ottimi e ben documentati libri, “Ma l'euro di chi è? l'esperimento del SIMEC, 'la moneta del popolo', tra lira e valuta unica europea” e “Debitori dalla nascita. Come la politica si è sottomessa al potere. Perché lo Stato ha rinunciato alla sovranità monetaria. Perché la moneta alternativa fa paura.”.
Orlando porta avanti quelle che furono le istanze di Giacinto Auriti e Bruno Tarquini ovvero l'affermazione del diritto sull'economia, dello Stato, in quanto sintesi della sovranità popolare, sui mercati. Mette in evidenza l'inadeguatezza dell'attuale classe dirigente completamente asservita ai poteri forti della finanza.
Di qui la necessità di un cambiamento sia del paradigma economico che della classe politica. Il popolo deve cominciare non solo ad aprire gli occhi, ma a essere maggiormente partecipe così da poter costituire un sostegno saldo alle proprie istanze.
Creating new money
Prima di introdurre il Professor Joseph Huber, vorrei spendere due parole sull'uomo Huber, almeno quello che ho percepito in questi due giorni. Siamo andati a prenderlo alla stazione dove lo portava un pullman proveniente dall'aeroporto. Quando siamo arrivati a Montegrotto, al suo intervento mancavano due ore (era previsto dopo Bono e Orlando). Alla domanda se si volesse rinfrescare in albergo prima dell'intervento ha risposto con un: preferirei ascoltare i relatori prima di me. Che spettacolo, signori. Ovviamente è rimasto anche dopo il suo intervento e la mattina della domenica sino a quando non lo abbiamo riaccompagnato all'aeroporto. Questo sì che è stile.
Complimenti e ringraziamenti sono dovuti anche verso la interprete venuta un'ora prima del previsto e mettendosi da subito al fianco di Huber che ascoltava gli interventi. Ottimo il servizio di traduzione.
Passiamo ora all'intervento del Professor Joseph Huber, co-autore con James Robertson di “Creating new money”, un saggio che affronta un'ipotesi di riforma dell'emissione monetaria esente da debito oltre a ipotizzare di conferire carattere di moneta anche ai conti correnti, cosa che è così de facto.
Su internet c'è una traduzione italiana a opera dell'ing. Davide Gesino che ha aperto un apposito blog, anch'egli presente alla conferenza di sabato.
Il professore ci illustra al presente un sistema monetario che è alla base del sistema finanziario, che a sua volta condiziona l'economia reale.
Monetary System → Financial System → Real Economy
Parlando dell'attuale crisi dice che ci si sta concentrando sul sistema finanziario e non sulla moneta, si sta trascurando del tutto la base monetaria. Continua dicendo che i problemi finanziari hanno tutti una causa comune... il sistema monetario.
Huber si focalizza principalmente sul meccanismo del moltiplicatore monetario basato sulla riserva frazionaria. Uno dei difetti principali di tale meccanismo è l'aumento spropositato della leva creditizia. Leva utilizzata peraltro a fini speculativi, quindi nemmeno investita nell'economia reale.
A dimostrazione di quest'ultima affermazione c'è che la formazione del reddito globale che ha visto un incremento della quota parte dei redditi da capitale rispetto a quelli da lavoro. In pratica al reddito prende sempre più parte il rendimento del capitale e sempre meno il reddito da lavoro.
Questo dato è indicativo del fatto che la creazione di moneta ha avuto come obiettivo il finanziamento della speculazione, speculazione favorita anche da un processo di deregolamentazione intensificato negli Anni '80.
Anche la spesa pubblica contribuisce alla crisi, ogni volta che lo Stato si indebita vengono poste le basi per una nuova leva.
Significativo quanto detto a proposito del Debito Pubblico e degli economisti “...gli economisti lo sanno che il debito pubblico non si può ripagare, l'hanno sempre saputo che l'offerta monetaria cresce più velocemente dell'economia reale”.
Per Huber le banche oggi creano moneta a propria discrezione, bisogna porre fine al potere delle banche di creare moneta bancaria e ricondurre tale potere all'interno della Banca Centrale, ma non l'attuale banca centrale bensì un'estensione del potere statale come la magistratura (ricorda la 4ª funzione dello Stato di Auriti, nds). Il signoraggio deve essere recepito totalmente dallo Stato che lo inietta attraverso la spesa pubblica, cesserebbe così di essere un capitale da rimborsare più gli interessi.
Concludo con le sue parole: “Chi controlla la moneta controlla il sistema finanziario e con esso l'economia reale”.
La moneta nella storia e la complicità inconsapevole
E' arrivato il momento di spendere due parole su Vito Zuccato, ricercatore indipendente, anche lui membro co-fondatore del movimento Moneta@Proprieta. Devo dire che si è reso protagonista di un ottimo intervento che non solo ha catturato l'attenzione della sala, ma ha anche richiesto un extra a furor di popolo.
Il suo intervento aveva principalmente due obiettivi:
- sintetizzare il processo evolutivo della moneta nella storia;
- far emergere le dinamiche che vedono spesso la vittima complice del suo stesso carnefice anche se spesso con l'alibi della non consapevolezza.
Non mi dilungo su Zuccato per gli stessi motivi addotti per Alessandro Bono, aggiungo solo che è stato una ottima compagnia per Huber con cui ha continuato la conferenza a cena.
Antropocrazia
Ora tocca a una persona di cui ho molto rispetto e stima e che alcuni di noi hanno avuto l'onore di conoscere di persona: sto parlando di Nicolò Bellia, autore tra l'altro del libro “Verso l'antropocrazia” che abbiamo donato a Huber insieme al DVD di “Money as Debt II”.
Sempre lucido, il suo studio è sempre tra i più validi, a mio avviso, e si può sintetizzare pressappoco così:
- abolizione di tutti i prelievi dal reddito e spostare il prelievo a monte ovvero sulla massa monetaria;
- unico prelievo dell'8% (è ipotetico non dimentichiamoci mai che non solo si è nel campo delle ipotesi, ma anche che siamo a livello bozza) da destinare alle spese pubbliche e al reddito di cittadinanza (RdC);
- reddito di cittadinanza permetterebbe a ognuno non di seguire i bisogni, ma le vocazioni.
I mali sociali derivano da due cause principali:
- una fiscalità reddituale che si scarica sui prezzi e questa si risolve sostituendola alla fiscalità monetaria di cui sopra;
- il lavoro è vincolato al denaro, bisogna emanciparlo e riportarlo alla produzione di beni e servizi (qui entra in gioco il RdC).
Di Bellia posso solo consigliare la lettura del suo libro, che spiega come il RdC è un passo fondamentale che contribuirebbe ad alleggerire la struttura elefantiaca dello Stato in quanto tutta la previdenza non avrebbe più motivo d'essere, o almeno quasi tutta. Alleggerendosi lo Stato contestualmente intraprende la strada della semplificazione e della trasparenza.
Altro punto chiave nella visione di Bellia ed emersa nella parte riservata alle domande e alla discussione, è il fatto che di questa battaglia innanzitutto informativa dovranno farsi carico i più volenterosi a capire e criticare il sistema, poiché gran parte delle persone non solo è tenuta costantemente sotto pressione dalle esigenze immanenti, contingenti, ma è anche costantemente distratta.
Sta a noi cercare di portare questi argomenti a casa di ognuno così da preparare un terreno fertile a un ipotetico tentativo di riforma qualora se ne presentasse l'occasione.
Un'ultima cosa. L'applauso che gli ha riservato la sala testimonia il segno che è stato in grado di lasciare con il suo intervento.
L'influenza della finanza anglo-americana
L'intervento del Prof. Guido Giacomo Preparata è stato incentrato sul ruolo svolto dalla finanza anglo-americana, ruolo egemone rispetto a quello ancillare del resto del mondo. Partendo dagli Anni '80, Preparata ci ha descritto come gli USA siano riusciti a imporre la loro politica e la loro posizione imperialistica ovunque, attraverso lo straordinario strumento del debito.
Prima la crisi della borsa del 1987, poi tutto lo sforzo degli Anni '90, fino alla bolla definita di "internet" che è stata "ammorbidita" dalla sottostante bolla immobiliare, scoppiata poi nel 2007 e rimandata fino a oggi, con lo scoppio della crisi attuale. Il debito quindi come strumento di dominio imperiale e che ha nella sua dinamica una regola ferrea e inflessibile orientata al dominio di chi la gestisce.
Il prof. Preparata ha poi concluso con una proposta, che a suo parere è quella più percorribile: quella di iniziative a connotazione locale - moneta, iniziative associative e culturali locali - che sappiamo creare nel territorio la giusta consapevolezza e sappiamo ricreare quel substrato culturale necessario perché si crei un movimento dal basso verso l'alto.
La banca del tempo
Il dott. Giorgio Valandro ci ha portato una bella testimonianza di ciò che significa associazionismo legato al territorio. Le banche del tempo infatti son associazioni a carattere locale, fatte da persone che si scambiano fra loro servizi e ore di lavoro; il valore del lavoro delle persone è uguale per tutti, e un'ora di un medico non vale più di un'ora di un operaio.
Gli associati hanno creato un sistema di contabilizzazione delle ore e ogni associato ha il suo specifico "conto" fatto di ore lavorate e ore prese in cambio. Le relazioni non sono "uno a uno" ma con tutta la comunità, che è il vero beneficiario dello scambio delle ore. Si crea così quel senso di solidarietà basato sul dono che si va sempre più perdendo nei meccanismi basati di scambio basati sul denaro.
Il dott. Valandro, Presidente della Banca del Tempo di Este (PD), ci ha inoltre testimoniato come tra gli associati si sviluppino spesso discussioni critiche e costruttive, sia per quanto riguarda i fatto associativi, sia per quanto riguarda i fatti sociali, politici ed economici: testimonianza importante di come, creando consapevolezza in merito agli scambi monetari e alle alternative possibili, si possano creare volani culturali decisivi per sviluppi di cambiamento a più ampio respiro, stimolando le persone a discutere, condividere e creare.
JAK Bank
Giorgio Simonetti presenta la JAK Bank, un modello di banca cooperativa alternativo attraverso la quale i soci hanno la possibilità di risparmiare e contrarre prestiti, non c'è alcun dividendo da distribuire e cosa fondamentale ed elemento distintivo, non c'è alcun interesse sui prestiti, si paga il solo costo del servizio che si attesta intorno al 2,5% fisso.
JAK si costituisce come movimento contro l'attuale sistema del debito dominato dall'interesse, cardine su cui poggia l'intero sistema finanziario occidentale, fa leva sulla cooperazione e la partecipazione attiva dei soci. JAK è un progetto aperto pronto ad affrontare le vecchie problematiche con soluzioni che non rinneghino l'etica che ne è alla base oltre a voler creare una sana cultura economica tra i partecipanti al progetto attraverso il confronto e la circolazione delle informazioni.
Le sfide non mancano, ma le soluzioni devono essere condivise; ad esempio uno dei problemi di questo sistema è dato dal fatto che non essendo il risparmio remunerato da un'interesse, questo è soggetto ai fenomeni inflattivi, da qui si è aperto un confronto tra chi non vuole comunque una remunerazione dal prestito e chi vuole investire nell'economia locale partecipando al rischio delle attività in cui si è investito.
Ovviamente il dibattito è aperto e comunque non prescinde né dalla caratteristica del no-profit né tanto meno dalla sostenibilità e territorialità delle attività considerate. JAK Bank è una sorta di esperimento sociale mira a ricondurre l'economia nella sfera dell'essere umano e non viceversa, avversa tutte le attività a carattere speculativo e ambisce a promuovere attività appartenenti alla sfera dell'economia reale con impatti positivi sul benessere della collettività.
Per chi volesse approfondire nel dettaglio il funzionamento risparmio/prestito, rimando al suo "JAK Bank. Per un modello finanziario sostenibile libero dal concetto di usura.".
Chiusura lavori e ringraziamenti
Concludo questo resoconto ringraziando Domenico D'Amico, anche lui socio co-fondatore del movimento Moneta@Proprietà, che ha immaginato e organizzato uno degli eventi sulla moneta-debito e della sua conseguente economia del debito più ben riusciti a cui abbia partecipato, grazie anche alla qualità dei contenuti dei relatori e ovviamente dei relatori stessi.
Se è vero che tutto è perfettibile, è anche vero che questo è un buon punto da cui continuare. |