BCE: Il bancomat delle banche

Questa sezione accoglie discussioni e segnalazioni su articoli usciti dai vari mezzi di informazione

BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 21/12/2011, 8:38

fonte: sole24ore Corsa delle banche italiane all'asta Bce
di Morya Longo 21 dicembre 2011

Il bancomat delle banche
Quando oggi la Banca centrale europea aprirà i rubinetti della liquidità, gli istituti di credito italiani potranno giocare jolly nuovi di zecca per «prelevare» denaro a Francoforte: le obbligazioni bancarie garantite dallo Stato previste dalla manovra del Governo Monti. Tutte le banche italiane sono già pronte a calare questo jolly, nella speranza di superare la pesante crisi di liquidità che le sta soffocando da mesi: già oggi, secondo le indiscrezioni raccolte dal «Sole 24 Ore», gli istituti italiani hanno a disposizione qualcosa come 50 miliardi di euro di questi nuovi titoli.

Li hanno già creati. Li hanno pronti all'uso. E li utilizzeranno già oggi per andare dalla Bce: questo significa che gli istituti italiani (dai big come Intesa e UniCredit, ai medi come Veneto Banca, Credito Valtellinese, Iccrea, Popolare di Vicenza e Popolare dell'Emilia) hanno la possibilità di prelevare da Francoforte 50 miliardi in più. E, in futuro, potranno arrivare a 228 miliardi di euro. Ecco la nuova 'medicina', artificiale, contro il credit crunch.

Il 'bancomat' della Bce
Per capire questa rivoluzione bisogna partire da Francoforte. La Bce organizza regolarmente delle operazioni di rifinanziamento: si tratta di momenti in cui tutte le banche d'Europa possono prendere in prestito, al tasso super-agevolato dell'1%, tutti i soldi che vogliono. Le quantità sono illimitate. C'è però un solo «paletto»: le banche devono consegnare alla Bce obbligazioni (titoli di Stato, ma anche bond bancari o aziendali) in garanzia per tutto il tempo della durata del finanziamento. Questo negli ultimi tempi è diventato un problema, perché i titoli da dare in garanzia iniziano a scarseggiare.

Ecco perché il Governo Monti (come in altri Paesi) è intervenuto. Ha dato alle banche la possibilità di emettere nuove obbligazioni, su cui lo Stato mette una garanzia senza aumentare il debito pubblico, per un importo massimo pari al patrimonio di vigilanza di ogni istituto. Dato che, secondo Bankitalia, il patrimonio totale delle banche italiane è pari a 228 miliardi di euro, a tanto potrebbero arrivare le nuove emissioni: gli istituti possono quindi creare «artificialmente» nuovi titoli, fino a tale importo, con il solo scopo di darli in garanzia alla Bce. Proprio oggi l'istituto di Francoforte, oltre alle tradizionali operazioni a tre mesi, organizzerà il primo finanziamento illimitato della durata di tre anni: per le banche c'è dunque l'imperdibile occasione di ottenere prestiti al tasso dell'1% di durata triennale.

«Medicina» anti-crisi
Per gli istituti di credito è come manna dal cielo. Oggi, a causa della bufera finanziaria, le banche italiane non riescono infatti a finanziarsi sul mercato obbligazionario. Ieri le obbligazioni triennali di Intesa e UniCredit quotavano con tassi d'interesse anche superiori al 7%: livelli proibitivi. Questo è un grave problema: l'anno prossimo - secondo i dati di Dealogic - gli istituti italiani dovranno infatti rimborsare obbligazioni per 78 miliardi di euro. Se non riuscissero a trovare finanziamenti sul mercato, o se li trovassero a tassi d'interesse da usura, l'intera economia del Paese rischierebbe di bloccarsi.

La Bce, invece, oggi offrirà finanziamenti triennali al tasso dell'1%. Per ottenerli, gli istituti dovranno consegnare titoli obbligazionari e/o i nuovi bond auto-prodotti e garantiti dallo Stato. Considerando i costi di questi nuovi titoli (bisogna pagare una commissione allo Stato che offre la garanzia), per le banche significa comunque finanziarsi a tre anni pagando un tasso lordo intorno al 2%: si tratta di un gran risparmio. Considerando che potranno «creare» nuovi bond per 228 miliardi, questo dovrebbe metterle al riparo per tutto il 2012: «Gli importi sono importanti» spiega l'avvocato Franco Grilli Cicilioni di Clifford Chance. «Questo significa che le banche potranno fare raccolta anche se il mercato obbligazionario dovesse restare chiuso». Insomma: la Bce potrà sostituirsi al mercato e finanziare in toto le banche italiane.

Effetti collaterali
Ma gli istituti potrebbero usare i soldi, prelevati dalla Bce anche grazie ai nuovi titoli, per farne altri usi. Non solo per rimborsare i propri titoli in scadenza, ma anche ‐ testimonia un banchiere ‐ «per ricomprare parte del proprio debito sul mercato a prezzi bassi». Ma le banche potrebbero anche fare altro (caldeggiate dalle stesse Autorità): utilizzare i finanziamenti della Bce (all'1%) per comprare BTp (che rendono il 6,5%). Questo avrebbe il merito di abbassare anche i rendimenti dei BTp e di dare un sollievo allo Stato. Ma avrebbe anche l'effetto collaterale di creare un corto circuito spaventoso: lo Stato mette la garanzia sui bond bancari, le banche li usano per finanziarsi in Bce e con i soldi comprano titoli dello stesso Stato. Non serve un genio per vedere, dietro questa «manna», una potenziale bomba.
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 21/12/2011, 10:26

Questa mi fa impazzire, per quanto mi sembri abbastanza esplicito vale la pena rimarcare questo fatto, ovvero che le banche auto-emettono obbligazioni garantite dallo Stato per avere liquidità a costo agevolato con cui possono seguire varie strade speculative tra cui quella di finanziare lo stesso garante ad un costo più che quintuplicato. Rileggiamolo:

ChristianTambasco ha scritto:............
Effetti collaterali
Ma gli istituti potrebbero usare i soldi, prelevati dalla Bce anche grazie ai nuovi titoli, per farne altri usi. Non solo per rimborsare i propri titoli in scadenza, ma anche ‐ testimonia un banchiere ‐ «per ricomprare parte del proprio debito sul mercato a prezzi bassi». Ma le banche potrebbero anche fare altro (caldeggiate dalle stesse Autorità): utilizzare i finanziamenti della Bce (all'1%) per comprare BTp (che rendono il 6,5%). Questo avrebbe il merito di abbassare anche i rendimenti dei BTp e di dare un sollievo allo Stato. Ma avrebbe anche l'effetto collaterale di creare un corto circuito spaventoso: lo Stato mette la garanzia sui bond bancari, le banche li usano per finanziarsi in Bce e con i soldi comprano titoli dello stesso Stato. Non serve un genio per vedere, dietro questa «manna», una potenziale bomba.



sempre dal sole24ore un rinforzino di Simon Johnson L'austerità e il banchiere moderno
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Finanziamenti anti-crisi per 489 miliardi.

Messaggioda domenico.damico » 21/12/2011, 15:26


L'Istat : Pil in calo nel terzo trimestrePrestiti Bce, richiesta boom dalle banche
Finanziamenti anti-crisi per 489 miliardi. Ghizzoni: «Ora più risorse all'economia».
Fiammata dei mercati, poi la frenata

di Paola Pica
Fonte: http://www.corriere.it/economia/11_dice ... d431.shtml

MILANO - Affluenza massiccia delle banche alla prima maxi operazione di finanziamento anti-crisi varata dalla Bce. Le richieste per i prestiti triennali concessi a un tasso agevolato dell'1% sono risultate pari 489,191 miliardi di euro. All' asta hanno partecipato 523 banche europee. Per l'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni si tratta di «un passo importante : i fondi saranno ora destinati per sostenere l'economia reale, le imprese, le famiglie».

BRUSCA INVERSIONE DI SPREAD E BORSE - Ma l'euforia per il tentativo di contrasto alla stretta creditizia promosso dall'istituto centrale si è esaurito rapidamente: Piazza Affari dopo una fiammata dell' 1,9% è passata in terreno negativo (-0,35%) a causa di un' ondata di realizzi sulle stesse banche che fin qui sembra aver risparmiato solo Intesa Sanpaolo (+2,4%). Perdono invece il 3% circa Unicredit e Mps. Lo spread tra i Btp e Bund decennali che era sceso fino a 450 è risalito fin sulla soglia dei 500 punti.

ISTAT CONFERMA: PIL IN CALO - Nel terzo trimestre dell'anno, dice l'ufficio di statistica, il Pil si è ridotto dello 0,2% . I dati sul Prodotto interno lordo, la ricchezza del Paese, sono stati rivisti al ribasso anche per i primi due trimestri del 2011. La crescita tendenziale del primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2010 è stata rivista da +1% a +0,8%, mentre quella del secondo trimestre passa da +0,8% a +0,7%. Restano invece invariati i dati sulla crescita congiunturale rispetto al trimestre precedente: +0,1% nel primo trimestre 2011 e +0,3% nel secondo trimestre.

BANCHE E BOND IN GARANZIA - Quattordici banche italiane hanno emesso bond con la garanzia dello Stato per un totale di 40 miliardi di euro e ottenuto l'ammissione alla quotazione al Mot (Mercato telematico delle obbligazioni), in vista dell'asta Bce di mercoledì mattina. Le obbligazioni garantite dallo Stato, secondo quanto previsto dalla manovra, sono state utilizzate come collaterale per ottenere i finanziamenti dalla Banca centrale europea. Intesa Sanpaolo ha emesso un'obbligazione per 12 miliardi, Mps per 10 miliardi, Unicredit per 7,5 miliardi, Banco Popolare per 3 miliardi, Popolare Vicenza per 1,5 miliardi, Carige per 1,3 miliardi, Dexia Crediop per 1,05 miliardi, Popolare Sondrio per 1 miliardo, Credem per 800 milioni, Bper per 750 milioni, Icrrea Bancaimpresa per 650 milioni, Creval per 500 milioni, Iccrea per 290 milioni, Banca Etruria per 100 milioni.

21 dicembre 2011


Evidenziamo alcuni punti:

- le banche italiane hanno emesso obbligazioni garantite dallo Stato per la cifra totale di 40 miliardi di €;
- con queste obbligazioni come garanzia collaterale, le stesse banche si sono presentate in BCE a chiedere liquidi, che gli vengono prestati al tasso d'interesse del 1%;
- adesso hanno liquidità su cui possono anche agire in leva;
- restano libere di fare di questa liquidità quello che vogliono, quindi non necessariamente girarla all'economia reale (già iperstrozzata dal debito e senza garanzie da prestare, quindi la PMI italiana non andrà ad accendere nuove linee di credito/debito, perché priva di garanzie da prestare; garanzie che le banche invece si creano con l'aiuto di mammona);
- lo sbocco di questa liquidità sara il mercato dei titoli di Stato, che rendono su eccellenti livelli - specie nel breve termine;
- proprio perché il sistema bancario è certo del non fallimento nel breve termine dei PIIGS (saranno finanziati dai loro acquisti), conseguirà senza rischio un guadagno pari al differenziale tra il rendimento dei vari titoli di stato e il misero 1% che pagherà alla BCE (oltre magari a qualche bel guadagno in conto capitale).

Alla fine del giro, la situazione sarà che le banche avranno rafforzata la propria situazione patrimoniale a discapito delle casse statali che vedranno accrescere lo stock di debito e il pagamento in conto interessi.
Ultima modifica di domenico.damico il 24/12/2011, 0:58, modificato 1 volta in totale.
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 22/12/2011, 9:10

fonte: sole24ore Banche: dilemma utilizzo liquidità

Per le banche ora il dilemma sull'utilizzo della liquidità
di Alessandro Merli all'interno analisi di Isabella Bufacchi del 22 dicembre 2011

La vera incognita, dopo il successo dell'operazione di rifinanziamento del sistema a 3 anni condotta ieri dalla Bce, è cosa faranno le banche europee della nuova liquidità a disposizione.

Nei mesi scorsi, a fronte dell'assoluta incertezza sui mercati, le banche hanno spesso optato per ridepositare overnight i fondi ottenuti dalla Banca centrale presso la stessa Eurotower. Martedì, l'importo ha raggiunto i 251 miliardi di euro. Avendo ora però messo a disposizione prestiti a tre anni, la Bce conta che i fondi vengano utilizzati in gran parte per finanziare l'economia reale. «Il canale bancario - ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi - è cruciale per la fornitura di credito alle imprese, soprattutto piccole e medie, e alle famiglie». Quanto meno, l'abbondante liquidità dovrebbe servire a impedire un credit crunch, una brutale stretta creditizia che si stava già profilando. Il rifinanziamento a lungo termine «non fermerà del tutto il deleveraging delle banche - scrivono in una nota gli analisti di Morgan Stanley - ma dovrebbe rendere il processo più ordinato e contenere la pressione a ridurre l'attivo, il che a sua volta dovrebbe allentare la pressione recessiva in Europa».

Questo dovrebbe avvenire consentendo alle banche di prefinanziare il debito in scadenza nel 2012 e che forma una massa ingente di richieste al mercato per l'anno prossimo, considerato anche il fabbisogno di finanziamento dei Paesi dell'Eurozona. Questa è la strada che prenderà, secondo molti analisti, il grosso della liquidità fornita dalla Bce. Le banche rimetteranno in ordine il passivo, facendo conto sullo scenario, al momento molto probabile, che i mercati restino chiusi anche per tutto il 2012.

L'ipotesi favorita a chiare lettere dal presidente francese Nicolas Sarkozy, e che ha fatto dire a qualche commentatore che l'operazione era in realtà una forma di quantitative easing o di finanziamento monetario sotto mentite spoglie, è che le banche utilizzino i prestiti ottenuti dalla Bce per acquistare titoli di Stato dei Paesi dell'Eurozona in difficoltà. Anche se si tratta di un carry trade con un ampio margine di guadagno, molti osservatori di mercato sono dubbiosi che questa possa essere la scelta delle banche, se non su scala limitata, o comunque circoscritta a istituti di dimensioni medio-piccole. I grandi hanno cercato in ogni modo negli ultimi mesi, per contrastare la punizione dei mercati, di mostrare di aver allentato il legame con il debito pubblico, e comunque, come ricordato anche dall'Abi, sono sotto la spada di Damocle della European banking autority. «Restiamo scettici - dice Jonathan Loynes, di Capital Economics - che l'operazione servirà ad allentare la crisi del debito sovrano grazie al fatto che le banche utilizzino i fondi per acquistare forti volumi di titoli pubblici dei Paesi della periferia dell'Eurozona».

Si tornerebbe quindi alla strada maestra indicata più volte da Draghi dal suo insediamento all'Eurotower: la Bce si prende cura del sistema bancario, ma i Governi dovranno pensare a se stessi, avviando il risanamento dei conti pubblici, facendo partire le riforme per la crescita, mettendo in piedi una governce efficiente dell'Unione europea. Sui mercati però molti continuano a credere che, a fronte di un deterioramento dell'economia peggiore del previsto, la Bce sarà costretta a scendere nuovamente in campo con maggiori acquisti di titoli di Stato.


il dilemma è chiaro

se le banche decideranno di speculare sul garante ovvero utilizzare la liquidità per comprare titoli di debito, allora non ci sarà trippa debitoria per l'economia reale e le famiglie. Se invece utilizzeranno questa manna dal cielo per continuare a indebitare famiglie e imprese chi finanzierà i debiti pubblici???

Per Draghi il dilemma è sciolto la priorità è sempre e solo il sistema bancario:
Si tornerebbe quindi alla strada maestra indicata più volte da Draghi dal suo insediamento all'Eurotower: la Bce si prende cura del sistema bancario, ma i Governi dovranno pensare a se stessi, avviando il risanamento dei conti pubblici, facendo partire le riforme per la crescita, mettendo in piedi una governce efficiente dell'Unione europea.


ma alla fine occhio a non tagliare il ramo su cui si è seduti...
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 17/01/2012, 23:00

fonte: sole24ore Draghi: «Incertezza su crescita e debiti, situazione gravissima. Meno dipendenza dalle agenzie di rating»

vai con il terrorismo mediatico...la vasellina delle riforme
Draghi: «Incertezza su crescita e debiti, situazione gravissima. Meno dipendenza dalle agenzie di rating»
16 gennaio 2011

«Siamo in una situazione gravissima». Il presidente della Bce Mario Draghi, nelle vesti di presidente dell'autorità europea per i rischi sistemici, non nasconde i suoi timori sulla crisi dell'Eurozona in audizione davanti alla commissione economico-finanziaria dell'Europarlamento. «Quando il mio predecessore Jean-Claude Trichet si è rivolto a questa commissione a ottobre - ha ricordato Draghi nel suo intervento a Strasburgo - ha detto che questa crisi aveva raggiunto dimensioni sistemica. Da allora è peggiorata, la situazione è molto grave e non dobbiamo assolutamente nasconderlo».

L'austerity si farà sentire sull'economia

Il presidente della Bce sottolinea come «negli ultimi mesi del 2011 la situazione di incertezza dei debiti sovrani (recentemente certificata dall'ondata di declassamenti da parte di S&P), insieme con le prospettive di crescita stagnante, hanno portato a distorsioni gravi dell'economia reale». Le misure di austerità varate dai governi europei comporteranno una contrazione «nel breve termine».

Attenzione alla crescita
Tuttavia non ci sono alternative al consolidamento di bilancio secondo il presidente della Banca centrale europea. Per contrastarli, Draghi auspica che i governi mettano a punto «riforme strutturali per aumentare la competitività, rafforzare la crescita e creare posti di lavoro». Insomma non solo rigore. «Non ci può essere stabilità senza crescita e non ci può essere crescita senza la sostenibilitá dei conti pubblici» ribadisce a più riprese. Nel suo intervento peraltro riconosce «gli sviluppi incoraggianti» emersi dalle politiche dei governi dell'eurozona per il consolidamento dei conti pubblici.

Più concorrenza nel mercato del rating
«Non manca un accenno alle agenzie di rating. «Dobbiamo imparare a vivere non senza di loro, ma con loro - dice il presidente della Bce - dando un potere molto più limitato di quello che hanno attualmente». Il numero uno dell'Eurotower invoca inoltre maggiore concorrenza in un mercato, quello del rating, dominato da tre società (Moody's, S&P e Fitch ndr.). Proprio mentre S&P annuncia il declassamento del fondo salva stati Efsf. Draghi spiega inoltre che per il fondo salvastati potrebbe essere necessario «un contributo aggiuntivo da parte dei paesi a tripla A». Il presidente non sapeva che il rating dell'Efsf era effettivamente appena stato ridotto da Standard & Poor's. «Se non manterrà la tripla A - osserva rispondendo alla domanda di un deputato Ue - o presterà di meno, o lo farà a un tasso più elevato. Oppure manterrà lo stesso livello di rating e la stessa capacità di prestito, ma per questo serviranno contributi aggiuntivi da parte di paesi a tripla A».

Rischi per le banche dal rifinanziamento in dollari

Quanto alla situazione del settore bancario, Draghi lancia l'allarme sulle tensioni sul finanziamento in dollari che «può minare la solvibilità nell' Ue». I finanziamenti in dollari sono un fattore di rischio e potrebbero spingere «il rischio di azzardo morale» per le banche europee raccomandando ai supervisori nazionali «di monitorare da vicino il finanziamento ed i rischi di liquidità in dollari delle banche e, quando appropriato, limitare tali rischi prima che raggiungano un livello eccessivo».

Le banche si rafforzino con aumenti di capitale
Parlando delle raccomandazioni dell'Eba, l'autorità bancaria europea che ha imposto un rafforzamento patrimoniale al settore del credito, Draghi auspica che vengano «attuate principalmente attraverso un aumento dei livelli di capitale». Bisogna insomma evitare il rischio di «un processo disordinato ed eccessivo di deleveraging». Cioè che le banche, per rafforzare il proprio patrimonio, riducano i finanziamenti alle imprese. Un fenomeno che tuttavia sarebbe già in atto in alcune parti del sistema, come ricorda lo stesso Draghi.

Più liquidità al sistema con le maxi-aste Bce
Il presidente della Bce difende poi la maxi iniezione di liquidità alle banche messa in atto con le recenti aste di rifinanziamento a 36 mesi. «Siamo soddisfatti, le banche che ridepositano alla Bce la liquidità (proprio oggi i depositi hanno segnato un nuovo record ndr.) non sono sempre le stesse che l'hanno ottenuta con le nostre operazioni, in effetti c'é più liquidità in circolazione». Draghi aggiunge inoltre che è prematuro tirare delle conclusioni sull'effetto dell'operazione a sostegno della liquidità perché «deve passare del tempo perché le iniezioni di liquidità si trasferisca sul livello di credito» delle banche all'economia. (An. Fr.)
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda domenico.damico » 31/01/2012, 12:03

Ecco cosa fa la banca italiana Unicredit con il prestito agevolato della BCE: riacquista i proprio BOND sul mercato a prezzi ridotti anche del 50%.
Risultato: un piccolo guadagno potenziale di circa 500 mln €, coefficienti patrimoniali migliorati etc.

Fonte: http://intermarketandmore.finanza.com/u ... 41200.html


Utilizzato il denaro in cassa per diminuire costo del debito e…guadagnare qualche soldino.

Banche sempre protagoniste del mercato. E lo saranno ancora di più, con la complicità della BCE. E’ ben noto l’impatto dell’operazione LTRO, che nella prima versione ha elargito al sistema bancario europeo la cifra ”monstre” di 489 miliardi di Euro, che le banche potranno utilizzare per tre anni pagando alla banca centrale il modico tasso dell’1%.

Già girano voci sull’ammontare del prossimo LTRO di febbraio, previsto per importi leggermente più bassi ma non per questo meno importanti (325 miliardi di Euro).

Colgo l’occasione per sottolineare il fatto che questo denaro non è “stampato” dalla BCE ma consegnato come contropartita di un pacchetto di titoli dati in garanzia. E quindi è da considerare un prestito vero e proprio.

Ovviamente le banche, carenti di liquidità, si ritrovano con un vero e propria toccasana dei bilanci, una manovra di politica monetaria non convenzionale che dà una grossa mano al sistema. E questa liquidità, come viene utilizzata? Viene reinserita nel sistema economico con prestiti alle imprese? Al momento purtroppo no. Le banche non si fidano assolutamente. Preferiscono invece utilizzare il denaro soprattutto per esigenze proprie (la liquidità come detto è molto carente nel sistema) oppure per comprare titoli di Stato soprattutto a scadenze non lunghe e poi per fare la cosa più logica del mondo. Ricomprarsi il debito presente sul mercato,quello che alla banca costa di più.
Ebbene si, si tratta di buy-back dei propri bonds.

La banca pioniera in questa attività è Unicredit. Mercoledì scorso ha lanciato un buy-back pari a 3 miliardi di Euro su alcune sue obbligazioni subordinate. Un buy-back che non solo permetterà di diminuire il costo degli interessi, ma porterà anche degli utili, visto che il buy-back non è effettuato a 100, bensì sotto la pari. Si prevede un utile per UCG di circa 490 milioni di Euro ed un Core Tier 1 che lievita al 10,9%. A patto che l’operazione sia ben accettata dai risparmiatori i quali dovranno accettare una perdita in conto capitale SE hanno acquistato i bond ad un prezzo pari al nominale.

Vedi particolari: http://finanza.lastampa.it/Notizie/0,45 ... yback.aspx
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 09/02/2012, 9:20

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-02-08/primi-giorni-mario-draghi-140618.shtml?uuid=Aa2e7poE&p=2

Ma quanto è bravo Draghi....stessa pasta dei banchieri
I primi 100 giorni di Mario Draghi alla Bce. Per il Ft, un "Italian Job" di destrezza
di Elysa Fazzino, 8 febbraio 2012

Nei primi 100 giorni alla guida della Bce, Mario Draghi si è rivelato "rapido e pragmatico": ha fugato l'impressione di un'eurozona sull'orlo del baratro e ha contribuito a tenere lontano il "credit crunch". Restano "profondi problemi economici e politici", ma i prestiti triennali a buon mercato offerti alle banche sono stati "un modo abile" per guadagnare tempo.

Un "Italian Job" nel senso migliore del termine per il Financial Times, che dedica un'analisi all'operato di Draghi in occasione dei suoi 100 giorni di presidenza della Banca centrale europea.

E' la destrezza dimostrata che probabilmente evoca il famoso film "The Italian Job". E traspare ammirazione dall'articolo da Francoforte di Ralph Atkins, "Crisi dell'eurozona: un modo abile di prendere tempo".
Il corrispondente del quotidiano britannico ricorda il pranzo dello scorso 16 novembre, quando Draghi riunì a Francoforte 25 amministratori delegati delle principali banche europee. Un pranzo che certamente entrerà nella storia della crisi dell'eurozona. "Gli ospiti erano ansiosi per le mosse della Bce, preoccupati per le difficoltà di liquidità" e qualcuno ricorda che "c'era un senso di paura". "L'escalation della crisi dei debiti sovrani aveva paralizzato i mercati finanziari, lasciando le banche a corto di finanziamenti cruciali; cresceva il rischio di un disastro che si sarebbe ripercosso nell'economia globale". "Quello che è importante è ristabilire la fiducia", aveva detto al Ft Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, prima di partire per l'incontro di Francoforte.

Arrivato alla Bce da appena due settimane, Draghi era cauto. Aveva annunciato che non avrebbe sostenuto le finanze pubbliche. Il programma di acquisto di titoli sovrani lanciato dal suo predecessore, Jean-Claude Trichet, sarebbe stato severamente limitato.

Ma stava maturando "un'idea che avrebbe ribaltato le sorti dell'eurozona o quanto meno dissipato l'impressione che fosse sull'orlo del collasso". Più tardi, convinto dai colloqui con i banchieri di avere una chance di successo, Draghi mise a punto insieme ai suoi colleghi del board della Bce un'offerta "senza precedenti", l'operazione Ltro (Long term refinancing operation), convenienti prestiti triennali alle banche con l'obiettivo di fornire un "muro di denaro" per proteggere il sistema bancario ed evitare una versione europea del crollo di Lehman Brothers del 2008.
L'effetto dell'operazione fu sensazionale, osserva il Ft. Prima di Natale, 523 banche avevano preso in prestito un totale di 489 miliardi di euro, equivalente al 5 per cento del Pil dell'eurozona. "Nel far ciò – scrive il Ft - Draghi dimostrò di essere un decision-maker rapido e pragmatico". Certo, puntualizza il Financial Times, "la crisi è lungi dall'essere risolta", visto che l'indebitamento greco potrebbe ancora far sprofondare l'eurozona nella turbolenza. "Ma Draghi si è dimostrato capace di prendere tempo".

"Tutti pensavano che avrebbe avuto un atteggiamento prudente, ma lui si è fatto invece avanti", ha detto al Ft Martin Lück di Ubs. "Non è stato timido. Non ha avuto quell'atteggiamento che si poteva temere per un italiano nominato al posto di un tedesco, sotto l'occhio della Bundesbank", ha commentato Jean Pisani-Ferry, responsabile del think-tank Bruegel di Bruxelles.

Anche se a quel pranzo di metà novembre era assente Joseph Ackermann della Deutsche Bank, il Financial Times fa notare che l'operazione ha avuta solo "scarsa resistenza" da parte della Bundesbank (che avrebbe preferito condizioni meno generose). Jens Weidmann, presidente della Bundesbank "non ha cercato di bloccare il piano di Draghi".

Draghi "ha mostrato la sua destrezza" anche in altri modi, sottolinea il Ft.
Ha cambiato le regole sugli asset che le banche possono usare come collaterali per ottenere liquidità da parte della Bce (cambiamenti che – spiega a parte il quotidiano - hanno suscitato "borbottii" sui rischi di "balcanizzazione" della politica monetaria dell'eurozona, ovvero di maggiori divergenze tra i vari Paesi).

Inoltre, Draghi ha tagliato il principale tasso d'interesse della Bce due volte di un quarto di punto, riportandolo ai minimi storici dell'1 per cento. Non ci si aspetta un altro taglio nella riunione del consiglio direttivo della Bce di questo giovedì. Ma l'ultimo taglio, in dicembre, ha sorpreso molti nel consiglio: "Draghi è andato avanti con una semplice maggioranza".
Il Financial Times sembra apprezzare l'efficiente stile di management di Draghi, che riflette "gli anni trascorsi alla Goldman Sachs (dal 2002 al2005). Il numero uno della Bce "preferisce un linguaggio franco a quello tortuoso delle banche centrali".

Ora l'attenzione è concentrata sulla seconda asta Ltro, a fine febbraio. I banchieri – nota il Ft - prevedono una domanda doppia rispetto a quella di dicembre.
Intanto le sfide per Draghi sono "lungi dall'essere finite", sottolinea il Financial Times. Guidati da Angela Merkel, i politici dell'eurozona hanno concordato un "fiscal compact", un patto per imporre la disciplina di bilancio. Ma anche se la crisi greca sarà gestita bene, "la Bce potrebbe dovere tagliare ulteriormente i tassi d‘interesse per evitare una profonda recessione nell'eurozona o dannose forze deflazionistiche. E potrebbe essere necessario aumentare gli acquisti di titoli pubblici".

Il quotidiano britannico non vede certamente rosa: "Le debolezze strutturali in molte economie del'eurozona e le pecche nella costruzione della moneta unica rimangono croniche". L'operazione triennale Ltro ha fatto solo da "antidolorifico", avverte Jörg Krämer di Commerzbank. Draghi potrà cercare di mantenere la sua fama di cautela "ma saranno le sue azioni a contare".
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 27/02/2012, 14:39

fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-02-26/banchiere-centrale-apprendista-stregone-081242.shtml?uuid=AaOPIuxE

la stampella del sistema bancario-finanziario
Il banchiere centrale non sia un apprendista stregone
di Antonio Quaglio, 26 febbraio 2012

Discusso eroe dei nostri tempi, il banchiere centrale si sta affermando come demiurgo "di ultima istanza" di economie alla deriva, come leader ibrido di democrazie mutanti. La sua missione è “troppo importante per fallire”, ma è sospettata di dittatura tecnocratica e di parentela connivente con Wall Street o la City. Fra un G20 e una manifestazione di indignados, corre tra le cancellerie, guardandosi le spalle dalle imboscate delle agenzie di rating. Il suo unico punto fermo - per non diventare un apprendista stregone - è la salvaguardia dell'accountability, dell'indipendenza e della credibilità nel suo mestiere tradizionale: tutelare il valore della moneta e favorire uno sviluppo virtuoso del ciclo. Come «un pilota automatico», diceva Guido Carli, che nell'Italia della lira e del sistema bancario pubblico, era il guardiano ultimo di tutte le stabilità: monetaria, economica, bancaria. Mario Draghi, allevato alla scuola di quella Bankitalia, si ritrova al timone Bce alle prese con lo stesso rompicapo, ma su scala più complessa. Per statuto dovrebbe solo difendere l'euro: nei fatti deve sorreggere debiti sovrani, banche pericolanti, credito insterilito, Pil in caduta. Che fare, e come?

Sylvester Eijffinger e Donato Masciandaro si sono impegnati a pubblicare un «Handbook of central banking, financial regulation and supervision after the financial crisis» (Edward Elgar, 2011), che raccoglie 19 saggi (tra i collaboratori Francesco Giavazzi, Alberto Giovannini e Barry Eichengreen) sotto l'egida di think tank come il Centro Paolo Baffi della Bocconi - che Masciandaro dirige - il Cepr e il Suerf. Il filo rosso è l'esame dei rapporti tra politica monetaria e ricostruzione della stabilità finanziaria, nuove regole e nuove strutture di vigilanza. Gli addetti ai lavori - e i lettori di Masciandaro sul Sole-24 Ore - vi ritroveranno temi noti svolti con analisi empiriche e modelli teorici. In un mondo in cui moneta e credito sono stati "privatizzati" dai mercati, come cambia il ruolo di una banca centrale? È bene che assuma insieme la responsabilità della supervisione sugli intermediari e dell'intervento nelle crisi sistemiche?

I curatori avvertono che «una risposta definita» non emerge. Giavazzi e Giovannini individuano una fragilità «non completamente eliminabile» nei sistemi finanziari, nella funzione di «trasformazione della liquidità». E nell'interazione con le dinamiche della liquidità, una «politica monetaria ottimale» è quella in cui i tassi reali reagiscono a una crisi di liquidità e riconoscono che la liquidità va sostenuta. Altrimenti le banche centrali restano catturate dalla «trappola dei bassi tassi», per la necessità di far sopravvivere i sistemi finanziari.

Ma sono le conclusioni di Eijffinger e Masciandaro - per quanto «aperte» - a porre questioni che interpellano anche l'opinione pubblica. «Il passaggio straordinario della crisi - scrivono - confermano che la politica monetaria e la supervisione microfinanziaria dovrebbero essere separate». E non vale l'obiezione per la quale l'integrazione delle funzioni migliori «il flusso di informazioni». Invece una super-banca centrale può «aumentare la propensione al rischio» degli intermediari. In termini lapidari: «Quando il controllore è lo stesso attore che può salvarti stampando moneta, è probabile che l'azzardo morale aumenti. E c'è un rischio ulteriore che il comportamento della banca centrale divenga quello di una burocrazia onnipotente».

L'accoppiamento di politica monetaria e supervisione finanziaria tende a non mantenere la «distanza di braccio» fra sistema creditizio, banche centrali e istituzioni politiche. «Sia la politica monetaria che la supervisione devono essere gestite da authority indipendenti: indipendenti dalle banche vigilate, dai governi e dai loro stessi appetiti burocratici». Ben venga, comunque, un'exit strategy che assicuri all'architettura delle banche centrali «un governo della moneta» svincolato da «cicli elettorali e idelogie politiche». Solo in quanto davvero indipendente e accountable «in periodi normali», dalla banca centrale è lecito attendersi «in tempi straordinari» che intervenga nella ricostruzione del credito pubblico e della stabilità finanziaria.
...se vuoi ottenere qualcosa di diverso devi cominciare ad agire diversamente.
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda domenico.damico » 28/02/2012, 10:17

...Solo in quanto davvero indipendente e accountable «in periodi normali», dalla banca centrale è lecito attendersi «in tempi straordinari» che intervenga nella ricostruzione del credito pubblico e della stabilità finanziaria...

Accountable (responsabile): ma responsabile verso chi e cosa, se indipendente?
Si presenta una contraddizione ineludibile in questi discorsi che si mordono la coda: si vuole portare a casa capra e cavoli, senza in realtà cambiare nulla. Quando la realtà impone l'insostenibilità del meccanismo monetario moderno, gli esperti scendono in campo con i loro alambicchi in cerca della introvabile pietra filosofale; gli esperti però non sono coloro che poi prendono le decisioni, e infatti questi esercizi teorici rimangono tali.
La pratica del potere sceglie altre strade, più violente e rapide, senza tanti fronzoli.
L'accademia, invece di proporre alternative praticabili, sostenibili, serie e realmente rivoluzionarie, segue la pratica del potere, teorizzando un tiranno responsabile e saggio, che sappia gesire meglio la crisi futura, senza comprendere quindi che la crisi è strutturale, nel senso che serve a fare il passo successivo nella sedimentazione della struttura stessa.
Alla fine lo scopo è quello di mantenere il comando della nave e soprattutto la rotta pre-impostata: questo significa conformare la realtà alla crescita necessaria ad alimentare il debito, senza che troppe persone si rendano conto che per essere sostenibile il sistema ha bisogno di schiavi silenziosi, di risorse naturali a basso costo, di consumatori entusiastici sostenitori del nuovo, di regole accomodanti, di futuro comprato e già impostato.
L'accademia, pienamente integrata al potere, questo lo sa benissimo e troppo spesso con la teoria non fa altro che fare il gioco che il padrone suggerisce con la pratica.
Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì.
I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.
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Re: BCE: Il bancomat delle banche

Messaggioda ChristianTambasco » 29/02/2012, 14:37

fonte http://www.repubblica.it/economia/2012/02/29/news/bce_collocamento_asta-30688592

Sirene spiegate della BCE
La Bce in soccorso delle banche

Pompati nel sistema 529 miliardi di euroLa Banca centrale europea ha concesso prestiti agli istituti di credito per quasi 530 miliardi. Si tratta di finanziamenti al vantaggioso tasso dell'1% da rimborsare nei prossimi tre anni. L'obiettivo è di stimolare i prestiti alle imprese

MILANO - La seconda Long term refinancing operation (Ltro) della Banca centrale europea ha assegnato 529,53 miliardi in asta a 36 mesi. Sono prestiti alle banche da restituire in tre anni. Il tasso è dell'1%. Le stime erano per un collocamento di circa 470 miliardi di euro contro i 489 miliardi collocati a dicembre. Secondo JpMorgan, un collocamento di oltre 400 miliardi, significa che le banche hanno ricominciato a prestare soldi e a finanziare gli investimenti. Gli istituti italiani avrebbero chiesto tra i 60 e i 70 miliardi di euro. Secondo Morgan Stanley, le banche taglieranno comunque 2.500 miliardi di euro di prestiti entro i prossimi 18 mesi e 4.500 euro entro il 2018. Il tasso medio dei prestiti a tre anni della Bce si aggira intorno all'un percento, il minimo storico. Le banche li possono restituire anche dopo un anno. I bond triennali di Italia e Spagna rendono rispettivamente il 3,6% e il 2,5%.

Il totale dei prestiti a tre anni della Bce ora potrebbe salire a oltre mille miliardi di euro, qualora la Bce decidesse di affrontare una nuova asta, anche se gli economisti di Deutsche Bank e di Ubs sono scettici al riguardo. "Ci sarà solo un altro Ltro, se i mercati andranno male", ha spiegato a Bloomberg, Gilles Moec, capo economista di Deutsche Bank a Londra ed ex membro della Banca di Francia. La taglia dei prestiti emessi a dicembre aveva spinto Jens Weidmann, il membro tedesco della Bce a ricordare alla Banca centrale che non deve perdere di vista il proprio mandato: calmierare l'inflazione, allontanando rischi eccessivi.

Reazione
nervosa dell'euro alla notizia dell'esito dell'asta, chiusasi nella parte alta del range delle attese che erano tra 300 e 600 miliardi. La divisa unica che immediatamente prima dell'asta era sui massimi di seduta a 1,348, è scivolata sui minimi a 1,3436 per poi tornare a 1,3468.
(29 febbraio 2012)
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