High Frequency Trading

Area volta al confronto inerente l'attuale sistema monetario

High Frequency Trading

Messaggioda domenico.damico » 14/12/2011, 16:52

Sviluppo il discorso degli Ordini ad alta Frequenza, citati nell'articolo sui mercati.

C'è questo interessante articolo de "Il Sole 24 ore", che spiega bene l'argomento in questione.


Il trader? È una vera macchina da ordini
di Jeremy Grant e Michael Mackenzie
traduzione di Fabio Galimberti

Un giorno di tre anni fa alla Borsa di New York, poco dopo l'ora di pranzo, cominciarono a succedere cose strane. Arrivò un'inondazione di messaggi di compravendita, con una serie di ordini emessi e simultaneamente cancellati.
Il volume dei messaggi inviati era talmente consistente che il traffico in ingresso da parte di migliaia di altre società di trading subì un rallentamento, penalizzando gli scambi dei 975 titoli in listino.

Il caso è stato reso pubblico solo il mese scorso, quando il comitato disciplinare della Borsa di New York ha multato il Crédit Suisse per non aver supervisionato in modo adeguato un algoritmo sviluppato e gestito dal suo reparto di proprietary trading, l'ufficio che ha il compito di comprare e vendere titoli usando il denaro della banca invece che i fondi dei clienti.
Gli algoritmi sono diventati diffusissimi non solo nella compravendita di azioni, ma anche nella compravendita di derivati come le opzioni e i futures. Si tratta essenzialmente di programmi software che decidono quando, come e dove scambiare certi strumenti finanziari senza la necessità d'interventi umani. Ma nel caso del Crédit Suisse la Borsa di New York ha scoperto che i messaggi in entrata si riferivano a ordini che, sebbene generati precedentemente dall'algoritmo, non erano mai stati inviati «a causa di un problema di programmazione imprevisto».

È stato un campanello d'allarme per la Borsa di New York. Alla domanda se la Borsa avrebbe potuto essere chiusa in caso di un bombardamento di falsi ordini di compravendita, un funzionario del New York Stock Exchange ha risposto: «Se questa cosa si fosse moltiplicata sarebbe stato un problema».

Gli ordini di compravendita sbagliati non sono una novità per i mercati. Spesso la colpa delle perdite viene attribuita a errori di distrazione, per esempio ordini scritti male, come quel caso, questa settimana, di un agente di Borsa che ha comprato per sbaglio azioni della società di reclutamento giapponese J-Com invece del gruppo televisivo via cavo JCom. Anche l'innovazione tecnologica non è una novità. L'agente di Borsa che aveva un computer negli anni 80, quando i suoi concorrenti usavano ancora i telefoni, era avvantaggiato. Ma molti accusano i computer di aver accentuato la gravità del crack borsistico del 1987.

I progressi tecnologici negli ultimi cinque anni sono stati talmente grandi che i mercati sono trainati in larghissima misura da macchine, più che da umani che battono gli ordini su una tastiera. Lo scenario da incubo di una Borsa valori messa al tappeto da algoritmi fuori controllo, e che di conseguenza crea gravi sconvolgimenti nel sistema finanziario in generale, è vista da molti nel settore come un rischio reale.

La decisione di comprare o vendere può essere innescata da una notizia. Ci sono addirittura tecnologie a parte che "sgrossano" gli articoli dei servizi d'informazione per offrire agli algoritmi un indizio su dove potrebbe essere vantaggioso cominciare a trattare le azioni di una società. Altre categorie di algoritmi vanno a cercare, fra una serie di Borse e piattaforme di scambio, il posto dove si può trovare il prezzo migliore.

La velocità a cui avvengono tutti questi scambi sta suscitando allarme. La tecnologia è talmente sofisticata che è possibile inviare migliaia di ordini al "motore di confronto" di una Borsa, che mette insieme gli ordini di acquisto e vendita e trova l'incastro in meno di 300 microsecondi (1.000 volte meno del tempo di un battito di ciglia).

Joe Ratterman, presidente della Bats Global Markets, una società che gestisce piattaforme di trading negli Stati Uniti, dice: «La natura stessa della velocità implica nuovi rischi, questo non c'è modo di evitarlo; è così e basta».

Nel frattempo si è affermata sui mercati la figura del "trader ad alta frequenza", che fa affidamento sul connubio perfetto di tecnologia e velocità. Questi trader usano gli algoritmi per comprare e vendere a ritmi ultraveloci, cercando di lucrare sulle opportunità fugaci offerte dai cambiamenti di prezzo minuto per minuto sui mercati. Secondo il Tabb Group, una società di consulenza, il trading algoritmico e ad alta frequenza rappresenta oltre il 60% dell'attività sui mercati azionari Usa.

L'automatizzazione spinta dei mercati e l'espansione delle società di trading ad alta frequenza sollevano due interrogativi. La tecnologia ha raggiunto un punto in cui le macchine rappresentano un rischio di sistema se vanno fuori controllo? Se il settore ormai è dominato da una manciata di operatori in possesso di questa tecnologia, non è a rischio l'integrità dei mercati, che per molto tempo hanno visto coabitare categorie di trader di diverso genere?

Di fronte alla crescita del trading ad alta frequenza, la Sec ha lanciato una revisione generale delle strutture di mercato. In un documento pubblicato il mese scorso, la Consob americana pone interrogativi come: «L'elevata velocità e l'enorme traffico di messaggi dei sistemi di trading automatizzato mettono a rischio l'integrità delle operazioni di compravendita?».

La Federal Reserve Bank di Chicago, che fa parte del sistema delle Banche centrali Usa, in uno studio pubblicato questo mese dice: «L'ambiente di trading ad alta frequenza ha le potenzialità di generare errori e perdite in ritmi e proporzioni di gran lunga superiori a quelli di una sala contrattazioni o di un trading condotto attraverso monitor. Errori nel trading algoritmico si sono già verificati, ma è ancora poco rispetto a quello che potrebbe succedere».

John Jacobs della Lime Brokerage, che offre servizi di supporto per quelle che definisce «le strategie di trading elettronico più complesse, automatizzate ed estese», dice che errori dei sistemi algoritmici ci sono stati. In una lettera alla Sec del giugno scorso, Jacobs metteva in guardia: «Considerando la crescita e la natura di nuovi operatori di trading ad alta frequenza, esiste il rischio di fallimenti multipli a catena provocati dal trading».

In questa lettera Jacobs citava una serie di errori, come la Morgan Stanley che nel settembre 2004 ha inoltrato un ordine per 10,8 miliardi di dollari invece che 10,8 milioni, e un ordine da 31 miliardi di dollari da parte della Ubs nel febbraio 2009, centomila volte più consistente del voluto.

I timori si concentrano soprattutto sull'esplosione quantitativa del traffico di messaggi - segnali elettronici che contengono ordini d'acquisto e di vendita - e di dati, generato sui mercati non solo da trader ad alta frequenza ma anche da altri operatori come i gestori patrimoniali e le banche, anch'essi grandi utilizzatori di algoritmi.

Le Borse valori ora riescono ad assorbire meglio l'incremento del traffico di messaggi, ma rimane il dubbio che non abbiano fatto abbastanza. A novembre, il sistema di trading della Borsa di Londra è rimasto bloccato per tre ore a seguito, secondo quanto dichiarato, di «problemi di connettività» di due delle «porte d'accesso» usate dai trader.

Non è stato detto se a causare questo intoppo sia stata un'improvvisa impennata dei messaggi, ma gli agenti di Borsa londinesi sospettano che la ragione sia questa. Ora la Borsa di Londra si sta preparando a passare a una nuova piattaforma tecnologica, che sarà pronta a settembre.

Il problema non è limitato alle Borse valori. Gerald Hanweck è l'amministratore delegato della Hanweck Associates, una società di gestione del rischio rilevata questo mese dall'International Securities Exchange, una Borsa opzioni controllata dalla Deutsche Börse. Dice Hanweck: «Con la crescita esponenziale del volume di scambi e del traffico per le opzioni, i sistemi di dati di mercato convenzionali fanno fatica a tenere il ritmo».

La Nyse Euronext, la società che controlla la Borsa di New York, e altre Borse hanno delle "valvole di regolazione" che individuano e impediscono che il traffico di ordini superi livelli accettabili.

Dice Ratterman: «È dovere assoluto di un mercato applicare degli strumenti per limitare i rischi». Il Bats dispone di meccanismi di allarme sonori e visivi che allertano il personale quando le sue "porte" (i gateway attraverso cui arrivano gli ordini) sono interessate da un traffico di oltre 3mila messaggi al secondo. Le valvole di regolazione entrano in gioco ai 5mila messaggi al secondo. Quando gli chiediamo se accade di frequente, Ratterman risponde: «Non molto spesso».

Ma Doug Rivelli, amministratore delegato della Pragma Securities, una ditta che realizzata tecnologie per il trading, ribadisce l'opinione di molti operatori di mercato, che sostengono che i trader ad alta frequenza hanno riversato sui mercati troppa liquidità, e questo è un problema molto più serio di qualunque impazzimento della tecnologia. «La cosa fondamentale è accertarsi che esistano dei controlli preventivi, per consentire al settore di rintracciare e intercettare gli errori prima che si verifichino», dice.

Il problema è che la responsabilità degli strumenti di controllo antirischio non ricade solamente sulle Borse e sulle piattaforme di trading. Anzi, è soprattutto dei broker, che forniscono accesso a queste strutture in base a un accordo noto come "accesso sponsorizzato", dove ogni società di trading che non fa parte di una Borsa può ottenere accesso diretto a essa sfruttando l'iscrizione di un broker.

Fino a poco tempo fa, prima che la Sec decidesse di dare un giro di vite contro questa pratica, i trader potevano usare una variante di questo processo - l'"accesso nudo" - per accedere alle Borse senza che i broker effettuassero controlli preventivi del rischio al fine di accertare il corretto funzionamento dei loro algoritmi.

I broker hanno anche la responsabilità di "controllare il flusso" di ordini inviati attraverso un accordo di accesso sponsorizzato e, laddove necessario, di bloccare gli scambi. Ma considerando che ogni trader può essere collegato a una gran quantità di Borse e piattaforme in base ad accordi di "co-locazione", ognuna con infrastrutture di trading leggermente diverse, fare una cosa del genere non è sempre facile, secondo Valerie Bannert-Thurner della Ften, una società specializzata in gestione del rischio prima del trading.

«Se hai sistemi diversi per tutte queste cose, hai la necessità di collegarli tutti, e in un contesto di molteplici sistemi di co-locazione arrivare a un'integrazione non è per niente facile. Non c'è nessuna standardizzazione: se tutte le Borse avessero un unico, semplice meccanismo, sarebbe facile».

Le autorità di regolamentazione ora devono decidere come reagire. David Wright, vicedirettore generale dell'unità mercato interno e servizi della Commissione europea, dice che è «un approccio pericoloso cominciare dicendo che vuoi regolamentare la tecnologia». Wright suggerisce invece di concentrarsi sul pericolo che una determinata tecnologia possa «mettere a rischio l'integrità del mercato e la concorrenza».

Jamil Nazarali, responsabile del trading elettronico per la società d'intermediazione finanziaria americana Knight Capital, propone di alzare le barriere d'ingresso per il trading ad alta frequenza, sostenendo che è indispensabile imporre a queste società il rispetto di requisiti patrimoniali minimi. «Il mercato dev'essere protetto meglio, ma in modo intelligente, per non perdere i benefici di spread più ridotti fra domanda e offerta e di una maggiore liquidità».

Sang Lee, socio gerente dell'Aite Group, una società di consulenza americana, dice che potrebbe essere possibile «imporre restrizioni comportamentali», come un parametro di velocità minimo per una compravendita, o l'obbligo per i mercati di «rendere un ordine valido per un certo numero di millisecondi».

Lee aggiunge: «L'argomento chiave per regolamentare il settore è che certi operatori con grosse risorse finanziarie hanno un vantaggio tecnologico. Il dilemma è: dobbiamo rallentare quelli più veloci oppure obbligare il resto del mercato a velocizzarsi?».
(Traduzione di Fabio Galimberti)

INGORGHI TELEMATICI
300 microsecondi
L'incastro tra acquisto e vendita
È il tempo - mille volte meno di un batter di ciglia - in cui vengono incastrati ordini di acquisto e di vendita.

31 miliardi $
Gli ordini "errati" di Ubs
A febbraio 2009 Ubs ha inoltrato un ordine da 31 miliardi di dollari, 100mila volte più consistente del voluto. Nel settembre 2004 Morgan Stanley aveva inoltrato un ordine per 10,8 miliardi di dollari, invece che 10,8 milioni.

60%
L'attività svolta con algoritmi
Secondo la società di consulenza Tabb Group, il trading algoritmico e ad alta frequenza rappresenta il 60% dell'attività sui mercati azionari degli Stati Uniti.

3mila
Messaggi in entrata al secondo
I gateway attraverso cui arrivano gli ordini sono interessati da un traffico di oltre 3mila messaggi al secondo: le valvole di regolazione entrano in gioco ai 5mila messaggi al secondo.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero
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Re: High Frequency Trading

Messaggioda domenico.damico » 27/03/2012, 14:02


24 marzo 2012
Trading in tilt, crolla Apple e affonda l'Ipo Bats
di Marco Valsania

È di nuovo bufera sui mercati elettronici alternativi e sul trading ad alta velocità. Bats, ormai la terza piattaforma azionaria Usa, è finito al centro di una serie di trading errati che hanno fatto tremare nientemeno che il titolo della Apple, regina assoluta della capitalizzazione di Borsa. Le azioni Apple sono state sospese per cinque minuti quando, sulla piattaforma di Bats, sono improvvisamente transitati ordini ben al di sotto delle precedenti quotazioni. Ma la tensione non si è dissipata: Bats ha visto la sospensione per l'intera giornata del proprio sbarco al Nasdaq, avvenuto sempre ieri, dopo che anche il suo titolo è precipitato senza apparenti ragioni. In seguito la società ha addirittura deciso di cancellare l'Ipo.

Il giallo a Wall Street adesso è al centro di indagini che dovranno trovare una spiegazione esaustiva. Ma la girandola di eventi – se non emergerà di peggio, cioè sospetti di manipolazioni – ha messo ancora una volta in luce la scarsa trasparenza e le incognite che rendono vulnerabili piazze finanziarie sempre più frammentate (negli Usa oggi sono una cinquantina), sofisticate e difficili da controllare. E ha sollevato, in presenza di un debole quadro internazionale, anche lo spettro di spirali di instabilità finanziaria e economica.

«Per Bats è stata una giornata davvero disastrosa», ha commentato Sam Ginzburg di First New York Securities. «Pone quantomeno un problema di affidabilità dei nuovi mercati», ha aggiunto Bruce Weber della University of Delaware. Le authority sono coscienti della sfida, anche se le soluzioni mancano. Prima ancora del terremoto sui titoli, erano circolate voci di una nuova inchiesta della Sec sugli operatori high-frequency, le società dedite al trading ad alta velocità quali Getco e Tradebot, e sulle loro "relazioni pericolose" con borse elettroniche quali Bats. Il sospetto è che gli high speed trader, armati di potenti computer e algoritmi sofisticati, ottengano indebiti vantaggi ai danni dei normali investitori.

A dar credito alle indagini è stato il Wsj. Già nel recente passato, nel maggio 2010, Wall Street era stata scossa da un "flash crash" attribuito proprio al matrimonio tra tecnologie e strategie aggressive di trading: allora, nel giro di 20 minuti, vennero bruciati momentaneamente 862 miliardi di dollari. Proprio da quel evento sono state introdotte nuove restrizioni automatiche volte a bloccare e cancellare contrattazioni su titoli considerate fuori dalla norma.

Le iniziali ricostruzioni del nuovo mini-crash mostrano un primo allarme lanciato da Bats alle 10:48 ora di New York sugli scambi di titoli con simboli compresi tra A e BF. Alle 10:57 una singola operazione sui titoli Apple, da 100 azioni, ha schiacciato il titolo a 542,80 dollari da 598, facendo scattare il blocco degli scambi. In seguito, la crisi ha toccato i titoli di Bats al debutto dopo un collocamento che aveva rastrellato 100 milioni di dollari: partiti poco dopo le undici sono subito crollati da 16 dollari a pochi centesimi e sono stati a loro volta sospesi.

La spiegazione più plausibile per gli analisti ruota attorno all'errore, sia a livello di sistemi di computer che di intervento umano, il cosiddetto "fat finger", il dito "grosso" che avrebbe fatto scattare ordini sbagliati di compravendita.


Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=Ab9gSKDF
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Re: High Frequency Trading

Messaggioda domenico.damico » 24/04/2012, 13:07

Interessante e corposa inchiesta di Repubblica sull'High Frequency Trading.

Ecco il link a tutto il dossier:

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... ef=HREC1-4
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