IL MERITO E L'ETICA

Questa sezione accoglie discussioni e segnalazioni su articoli usciti dai vari mezzi di informazione

IL MERITO E L'ETICA

Messaggioda domenico.damico » 31/10/2012, 17:51

Propongo anche qua una riflessione che nasce da un post del blog di Bimbo Alieno.

Di seguito il post e il mio commento.
Può essere da stimolo per altre riflessioni.



POST

"RISPETTARE LE REGOLE CONDUCE A UNA VITA MIGLIORE"

La libertà di un individuo non può prescindere dal contesto sociale in cui vive, ed il rispetto delle regole democratiche fa senz’altro parte di ciò che gli permette una maggiore libertà individuale. L’indirizzo di separazione fra Stato e Chiesa, ad esempio, va proprio in tale direzione: serve a separare e distinguere lo “Stato etico” (nel senso di “ideocratico” in generale, o di “teocratico” in particolare) dallo “Stato di diritto”.

La democrazia ateniese, ad esempio, concepiva la legge non come una “rivelazione divina”, ma come espressione della volontà dei cittadini; ed era tale volontà a godere di una “protezione divina”. Questo era l’impianto che garantiva il rispetto dei tre principi fondamentali della democrazia sotto Pericle:

Nomocrazia: governo delle leggi
Isonomia: uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge
Isegoria: uguale diritto di parola nell’assemblea.

Lo Stato estendeva quindi la partecipazione all’assemblea anche ai meno abbienti, e -anzi- li sosteneva con adeguate politiche di redistribuzione.

Spesso si confonde la democrazia con il libero esercizio del voto, che é solo uno degli elementi di una democrazia compiuta. E, come ogni cosa, fraintendere il significato di ciò che si possiede è il primo passo per perderlo.

Il rispetto delle leggi e la rettitudine dei comportamenti sociali, infatti, sono stati per molto tempo presi alla leggera da alcuni Paesi occidentali. In particolare in alcuni Paesi dell’area euro i comportamenti poco rispettosi delle regole di convivenza civile sono stati accentuati, anziché ridotti, dallo “schermo” offerto dalla moneta unica: la possibilità di emettere debito in una moneta più “stimata” ha generato una forte discesa del costo del debito, creando un improvviso tesoretto, che in taluni casi é stato dilapidato in comportamenti che ben poco hanno a che fare con il rispetto delle democrazia, nel senso esteso del significato di questa parola.

Il risultato, dopo qualche tempo, é stato la divaricazione sempre più evidente nell’area euro fra quei Paesi dove il rispetto della “rule of law” ha generato sistemi stabili ed affidabili e altri Paesi in cui l’illusione di perseguire un vantaggio immediato non rispettando la “rule of law” ha finito per creare sistemi inaffidabili.

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Nella società capitalistica l’affidabilità é un patrimonio, perché il riflesso dell’affidabilità è il costo del debito: quei Paesi dove la “rule of law” era meno rispettata devono oggi precipitosamente riformare le proprie economie nella speranza di veder ridursi i propri spread, ed il costo di queste riforme ricade sui contribuenti e sui lavoratori, che pagano in modo tangibile nell’immediato sul loro tenore di vita e sul piano dei diritti la brusca sterzata della politica economica necessaria a ridare loro prospettive non immediatamente tangibili di lungo termine.

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Al contrario, laddove è stato adottato l’atteggiamento culturale di rispetto della “rule of law”, si possono oggi godere i benefici della acquisita affidabilità, e di questi benefici si avvantaggiano ugualmente contribuenti e lavoratori.

Un modo articolato di spiegare una norma di banale buon senso? La libertà individuale non si esprime infrangendo le regole, ma rispettandole. E, anzi, il rispetto delle regole consente di preservare più a lungo le libertà individuali, e di ricavarne il conseguente benessere.
I disegni che accompagnano questo post sono © Nigel Buchanan

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NOTA DI BIMBO ALIENO: Questo post è pubblicato in contemporanea qui e sul sito dell’OCSE, o -come sarebbe più corretto dire- dell’OECD. Non credo di dover spiegare chi sia l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Credo invece sia doveroso, e meno ovvio, comunicarvi che è la prima volta che ad un blogger italiano viene concesso questo privilegio.
Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì.
I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.
Ennio Flaiano
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MIA REPLICA

Messaggioda domenico.damico » 31/10/2012, 17:52

A parte i complimenti per il merito, spero mi sia perdonato lo scarso entusiasmo; anche perché andrò a declinare PROPRIO il (mio) concetto di merito.
Questo è forse uno dei post più significativi e importanti, perché estremamente coerente con tutto un paradigma che permea le sovrastrutture, le strutture, fino ai pensieri intimi e automatici di tutti noi.
In questo senso il merito è ancora più alto e quindi merita RICONOSCIMENTI.

Il senso del rispetto delle regole è un sentimento molto personale, e nello stesso tempo estremamente concreto, sia quando si traduce nella pedissequa conformità alla lettera/norma/imposizione/convenzione del momento, sia quando si traduce nel sacro e semplice rispetto del nostro simile.
Le REGOLE d’altra parte possono essere le più strambe o le più crudeli; immaginiamo il quadro di REGOLE all’interno di un lager nazista, oppure le REGOLE di Cosa Nostra, oppure le REGOLE di una società schiavista: REGOLE e un qualche tipo di merito nel rispettarle, non fosse altro che in alcuni di questi contesti/esempi il rispetto delle regole vuol dire SOPRAVVIVENZA. A quelle REGOLE si unisce – ma è evidente solo per chi osserva da fuori – un disprezzo implicito verso l’essere umano, verso il nostro simile, verso la vita.

Per restare nell’ultimo esempio delle società schiaviste, non credo fossero tanto diverse le argomentazioni usate per convincere: i “bravi” dettavano le regole e nel contempo impiantavano nel quadro normativo e nel cervello degli “altri” l’etica del seguire le LORO regole, nel nome del “bene comune”.

Un esempio ancora più banale: il criceto che fa girare la ruota e il criceto pigro che se ne sta in disparte. La REGOLA (del padrone sadico) è: più la ruota gira più dentro la gabbia entrerà del cibo. Ma il topo pigro casualmente è anche GROSSO e quando il cibo entra nella gabbia egli è il primo ad avventarsi; quello che faceva girare la ruota è pure stanco, poverino. Alla fine moriranno entrambi i criceti: uno perché grasso e sfatto e l’altro per inedia e per troppa fatica. Il padrone (sadico) si sarà divertito un mondo, butterà via i due cadaverini e comprerà altri due esemplari, per ricominciare il suo giochetto.

Illuminante – su questa falsariga – un articolo di Walter Siti, in merito a un esperimento monetario fatto con un gruppo di scimmie in gabbia: le considerazioni finali sono una perla.
Leggetelo: http://www.ilfoglio.it/soloqui/9047

Per tornare al merito e al rispetto delle regole: non è quindi un caso che quei grafici e quei numeri, quelle PAGELLE dei buoni e dei cattivi, coincidano con il quadro di indebitamento; chi segue le regole dei “bravi” (fate voi se il senso di quella parola possa essere quello che gli dava Manzoni) è forse un utile idiota, che vive nell’illusione che facendo per bene il compitino, avrà per sempre garantita la sua bella vita tranquilla, che egli sente di meritare e non si sente mai in dovere di mettere in discussione. Segue le REGOLE e segue (in apparenza e senza astrarsi dal contesto) anche la regola del rispetto del suo simile: ma è solo una parte di verità; egli in realtà non vede fino a dove arriva il rispetto di quest’ultima regola, perché non vede (o non vuole vedere) il collegamento tra il suo benessere e la devastazione in altri posti in termini di inquinamento, fame, morte di suoi simili.

Ho vissuto, studiato e lavorato in Finlandia, conosco un po’ di quel modello di società e gli scandinavi. Hanno tantissimi meriti: onestà, laboriosità, efficienza, in un certo senso anche reciprocità; ma è un mondo estremamente individualistico, autoreferenziale, consumistico e secondo me privo di reale capacità di autocritica. C’è un elevatissimo tasso di alcolismo e di suicidi, per esempio. Per semplificare, condizioni (specie climatiche) così particolari da rendere velleitario ogni tentativo di imitazione. Parlare poi di Norvegia (petrolio), UK (sistema finanziario), Svizzera (sistema bancario), capite bene che è un non-senso: modelli così legati a privilegi da capo-branco che è come parlare della bontà del padrone. Distorsioni troppo grandi per non essere viste. E’ come parlare del Qatar, dove tutti si fanno alla grande i propri affari, rispettando le LORO regolette, con il PIL pro capite più alto del mondo, e un mare di privilegi sotto il culo.

Infine c’è il discorso del lungo periodo: la variabile tempo così trascurata, a cominciare da J.M. Keynes che diceva che nel lungo periodo siamo tutti morti. Ma nel lungo periodo è vero anche che tutti i nodi vengono al pettine.
E i nodi sono diventati grandi, perché mai sciolti, sempre rimandati ed evitati semplicemente e selettivamente allargando la maglia del pettine.

Ma il tempo sembra essere arrivato. E probabilmente non sarà galantuomo con nessuno.

Finiscono le materie prime a costo simil-zero, finiscono le finzioni di dittatorelli fantoccio, si scoprono le carte e le guerre di conquista e predazione del padrone diventano sfacciate; e soprattutto il debito si avvita su sé stesso, fino a generare crisi sistemiche che mettono in discussione anche i privilegi di chi si è “comportato bene”, di chi ha seguito LE REGOLE.

Che significato reale possono avere quei grafici a due dimensioni in un mondo che di dimensioni spazio-temporali ne ha n+1 ? Qual è la differenza tra quei pomposi bilanci e il libricino del cravattaro del paesino o del quartiere? Il facile giudizio in base a quei numeri sembra un esercizio di riduzione all’assurdo, numeri creati ed elaborati alla bisogna da chi gestisce con vivissimo interesse tutta la questione; scade poi nel becero giudizio morale se paragonato addirittura a un “rispetto delle REGOLE” che sembra più una favola che una cosa seria, appena ci si astrae un filino dal nostro quadro di riferimento.

Il debito ha una storia che affonda le radici fino dentro l’alba dell’umanità, ed è una storia di sofferenze, di morte, di predazioni, di privazioni etc; anche di conquiste, ovviamente, ma a costi pesantemente sproporzionati e con distribuzioni di oneri e onori senza alcuna giustizia.

Il libro di David Graeber è illuminante in questo senso. Ve lo consiglio vivamente. http://books.google.it/books?id=J72CTah ... CDEQ6AEwAA

QUESTO debito (cioè il debito come è fatto ora) però è una cosa diversa e perversa; è uno scatto oltre l’immaginabile, è un salto nel buio di menti raffinatissime (per dirla alla Falcone) e allo stesso tempo stupidamente furbe, che tutti abbiamo colpevolmente seguito, conformandoci al loro stupido e autoreferenziale quadro di REGOLE; non capirlo è un atto di pigrizia mentale e di cecità cognitiva non (più) giustificabile, specie quando gli elementi di realtà e razionalità indicano chiaramente il senso di tutto.

Il rispetto delle REGOLE del debito sembra quindi configurarsi come implicita violazione della regola etica che dovrebbe essere alla base di ogni comportamento umano: il rispetto del proprio simile e del sacro valore della vita.
Un No deve salire dal profondo e spaventare quelli del Sì.
I quali si chiederanno cosa non viene apprezzato del loro ottimismo.
Ennio Flaiano
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