FURORE di John Steinbeck
http://it.wikipedia.org/wiki/Furore_(romanzo)
Il pdf del libro: http://www.mediafire.com/?hhqj03vd5kg
Un estratto del romanzo, che inquadra tante cose successe a quei tempi e che si ripetono ora.
Cap. V
I latifondisti arrivavano sul posto, o più spesso i loro rappresentanti. Arrivavano in berlina, e saggiavano con le dita la terra povera, e qualche volta facevano eseguire dei sondaggi. I mezzadri, sulle aje assolate, stavano inquieti a seguire con gli occhi le berline fare il giro degli appezzamenti. E finito il giro i latifondisti, o i loro rappresentanti, venivano sull'aja e senza scendere dalle vetture parlavano ai mezzadri attraverso il finestrino. Per qualche tempo i mezzadri restavano in piedi al fianco delle vetture, poi s'accosciavano, e cercavano un fuscello per eseguire disegni in terra.
Sulle soglie dei casolari le donne s'affacciavano a guardare, e dietro ad esse i bambini: teste bionde, occhi dilatati, piedi nudi l'uno accavallato sull'altro e con pollici nervosamente agitati dalla curiosità. Donne e bambini guardavano il capofamiglia conferire col latifondista. Immobili, silenziosi.
Taluno dei rappresentanti si mostrava umano perché odiava la parte ch'era costretto a recitare, e taluno era irritato di dover mostrarsi disumano, e taluno si mostrava freddo e insensibile perché l'esperienza gli diceva che questo è l'unico atteggiamento che i padroni possono decentemente adottare. E nel loro intimo tutti quanti si riconoscevano, a malincuore, strumenti d'una forza inesorabile. Alcuni di essi detestavano l'aritmetica che li costringeva ad agire così, ed altri la temevano, ed altri ancora la veneravano perché offriva loro un rifugio contro la ragione e il sentimento. Se il padrone era una banca, o un'anonima, il rappresentante diceva: — La Banca, o l'Anonima, intende... vuole... ha bisogno... esige... — quasi che la banca o l'anonima fosse chi sa qual polpo mostruoso che li tenesse prigionieri tra i suoi tentacoli. Alcuni rappresentanti erano orgogliosi d'essere schiavi di così possenti padroni. Sedevano sui cuscini della vettura e spiegavano: — Lo sapete anche voi che la terra è povera. Dio solo sa quanto lavoro e sudore ci avete sprecato su.
I mezzadri accosciati annuivano, sconcertati, e disegnavano figure nella polvere, e dicevano sí, lo sapevano, altro che. Se solo il vento non si portasse via la crosta, la pianta resisterebbe; la terra è buona, ma la siccità la riduce in polvere e il vento se la porta via, scalza le radici, e la pianta cade. Dio solo sa quanto sudavano.
Il rappresentante insisteva nel suo punto di vista: — Sapete anche voi che la terra diventa tutti gli anni sempre più povera. Sapete anche voi cosa fa il cotone alla terra: la impoverisce, ne succhia tutto il sangue.
Gli accosciati annuivano: sapevano, Dio sapeva. Ma con la rotazione delle colture, se permessa, si poteva infonderle sangue nuovo.
Ah, ma è troppo tardi. E i rappresentanti illustravano le necessità e il modo di ragionare del mostro che era più forte di loro. Se arrivate a sostentarvi e a pagare le tasse, nessuno vi tocca.
Sì, ma se un anno manca il raccolto, la banca deve aiutarci, coi prestiti.
Oh, ma l'Anonima non può, diamine! Non è una creatura che respira aria, che mangia polenta. Respira dividendi, mangia interessi. Senza dividendi, senza interessi, muore, come morireste voi senz'aria o senza polenta. E triste, ma è così. Non c'è che fare.
Gli accosciati alzavano gli occhi cercando di capire. Ma se ci lasciano stare, forse l'anno venturo avremo un buon raccolto. Dio sa quanto cotone l'anno venturo. Con tutte 'ste guerre, Dio sa come va su il prezzo. Non fanno gli esplosivi col cotone? Non fanno il vestiario dei soldati ? Combinateci delle guerre, e vedrete come va su il cotone. Guardavano in su, con occhi pieni di speranza.
Eh, ma non si può contare sulle guerre. L'Anonima ha bisogno di dividendi costanti, non può aspettare, altrimenti va a rotoli. Se il mostro cessa di crescere, è perduto.
E bianche morbide dita cominciavano a picchiettare sul riquadro del finestrino, e dure dita callose serravan più stretti i fuscelli irrequieti. Sulle soglie le donne tiravano un sospiro e cambiavano posizione ai piedi e l'agitazione dei pollici ora denotava apprensione. S'avvicinava, timoroso, un cane a fiutare la berlina e alzando la gamba sporcava i quattro pneumatici l'uno dopo l'altro.
Gli accosciati riabbassavano gli occhi. E cosa volete da noi ? Non possiamo rinunciare a una parte di quel che ci spetta, siam già mezzi morti di fame. I piccoli non hanno abbastanza da mangiare. Siam coperti di stracci. Se non fossimo tutti nelle stesse condizioni, avremmo vergogna di farci vedere in chiesa.
E alla fine i rappresentanti venivano al dunque. La mezzadria era un sistema che non funzionava più. Un uomo solo, sulla trattrice, ora sostituisce dodici, quattordici famiglie. Un salario all'uomo solo, e tutto il raccolto al padrone della terra. Non c'è scampo. E doloroso, ma è così. E il sistema che non va più.
Ma a furia di cotone la fate morire, la terra.
Va bene, ma prima che muoia vogliamo tutto il cotone che può darci. Poi la vendiamo. C'è un mucchio di famiglie, nell'Est, che non sognano altro che comprare un pezzo di terra.
Gli accosciati alzavano gli occhi, pieni di spavento. E noialtri? Come si mangia?
Eh, a voi non resta che andarvene altrove. Viene la trattrice.
Ed ora gli accosciati si rizzavano in piedi, adirati. Ma questa terra l'ha presa mio nonno agli indiani, rischiando la pelle. E l'ha lavorata mio padre, lottando da disperato contro i serpenti e le erbacce. E venuto un anno cattivo e ha dovuto ipotecare. E noialtri s'è tutti nati qui. Lì, dietro quella porta; i miei bambini son nati lì. Anche allora, quando mio padre ha fatto l'ipoteca, anche allora il padrone era una banca, ma ci ha lasciati stare, e ci spettava un tanto su ogni prodotto.
Tutto questo lo sappiamo, ma non ci possiamo niente. Non siam noi, è l'Anonima.
Va bene, gridavano i mezzadri, ma la terra è nostra. L'abbiamo misurata noi, dissodata noi. Siamo nati qui, morti qui, uccisi dai malanni o dal lavoro. Anche se non è buona, è nostra lo stesso. E' l'esserci nati su, l'averla lavorata, l'esserci morti, che la fa nostra. E' questo che ce ne dà il possesso, e non le scartoffie del catasto.
E' doloroso, ma noi non c'entriamo. E l'Anonima. L'Anonima non è un essere umano.
Come no? Non è una società di esseri umani?
Niente affatto. Questo è il vostro errore. L'Anonima è un ente. Gli azionisti alle volte non approvano quello che fa, ma l'Anonima lo fa lo stesso. Gli azionisti hanno fatto l'ente, questo sì, ma non possono tenerlo sotto controllo.
I mezzadri gridavano. Per avere la terra mio nonno s'è battuto con gli indiani, mio padre s'è battuto coi serpenti, a noialtri ci toccherà di batterci contro le ana nime, che son peggio degli indiani e dei serpenti.
E adesso i rappresentanti montavano in collera. Vi forzeranno a andarvene.
Ma è nostra, urlavano i mezzadri.
No, è dell'Anonima. Vi metterà fuori.
E se prendiamo i fucili, come il nonno quando venivano gli indiani?
In questo caso l'avrete a che fare con lo sceriffo, prima, e poi con la truppa. Non capite che, se v'ostinate a restare, contravvenite alla legge sulla proprietà, e che se fate uso delle armi siete dei delinquenti ?
E se andiamo via, dove andiamo? Come andiamo? Non abbiamo un centesimo.
E' doloroso, dicevano i rappresentanti, ma l'Anonima non è responsabile di questa situazione. Voialtri vi trovate su terreni che non v'appartengono. Fuori di qui, in un altro Stato, adesso che viene l'autunno potete mettervi a coglier cotone. Potete magari ottenere il sussidio. Perché non andreste in California ? Là hanno bisogno di braccianti, il clima è ottimo, non fa mai freddo, basta allungare il braccio per cogliere un'arancia, c'è ogni sorta di lavoro; perché non andate in California?
p.s.
Mia chiosa, un pò polemica:
c'è da dire che su questa frase si apre tutto un'altra questione, che si affianca e contrappone a quella dei mezzadri in crisi ddurante la Grande Depressione:
...Ma questa terra l'ha presa mio nonno agli indiani, rischiando la pelle...
E' anche vero, sarebbe da dire a questo mezzadro americano che ora piange di fronte alla banca cattiva, che tuo nonno è andato a rubare quella terra a chi stava lì da millenni, che viveva in pace e in armonia.
C'è da dire che l'avete cacciato da casa sua quell'indiano, in combutta col padrone che ora sta cacciando voi.
La regole è sempre la stessa: quando una cosa inizia con la violenza, finirà con la violenza.
Finchè l'orticello, che avevate strappato col sangue all'indiano indigeno, era vostro, allora andava tutto bene, quando il padrone da "buono" e alleato diventa cattivo e nemico, allora cominciano le lamentele e i piagnistei.
Come i nostri piccoli imprenditori, finora a braccetto del sistema bancario, conniventi con la peggiore politica, e ora a piangere sul sistema bancario cattivo che non eroga credito.
Come tutti noi italiani, felici fino a ieri nel nostro orticello, sicuri che sarebbe stato sempre bello e profumato, e ora lacrimevoli e lamentosi e decisamente stucchevoli di fronte al mare di m..da in arrivo.
Quando si lascia fare il carnefice, e lo si lascia fare per proprio tornaconto, si trascura la regola più importante: il carnefice, prima o poi troverà poco cibo DI FRONTE a sè, e si volterà a cercare quello che non trova più così facilmente sulla strada: troverà noi, fino a quel momento al suo fianco, o al suo seguito e quello sarà il nostro turno.
Solo allora ci lamenteremo, avremo paura e capiremo che siamo stati complici del nostro carnefice.