Ultime dalla Grecia

Come l'economia invade tutti gli aspetti sociali dal governo alle relazioni all'interno e tra le comunità

Ultime dalla Grecia

Messaggioda domenico.damico » 16/12/2011, 17:01

A "piccoli passi" si arriva a cose impensabili solo qualche tempo fa.


Grecia: FMI preme, infrangere tabu' intoccabilita' statali
Devono poter essere licenziati. Ancora colloqui governo-troika

di Furio Morroni - ANSAmed -

ATENE, 15 DIC - Anche i dipendenti statali greci devono poter essere licenziati come quelli del settore privato nell'ambito delle misure di austerity intraprese dal governo greco per tentare di risanare l'economia del Paese infrangendo cosi' un tabu' antico e mai superato. E' questo, in sintesi, il duro messaggio recapitato da Paul Tomsen, rappresentante del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), al Congresso annuale della Camera di Commercio greco-americana mentre anche oggi ad Atene sono proseguiti i colloqui tra i rappresentanti dei creditori internazionali della Grecia (Fmi, Ue e Bce) con le autorita' greche tra cui il premier Lucas Papademos, Antonis Samaras, leader di Nea Dimocratia (centro-destra), e George Papandreou, ex premier e leader del partito socialista Pasok.

Tomsen e' tornato sulla questione della necessita' di nuove misure di austerita', proponendo al governo un taglio drastico del settore pubblico abolendo o chiudendo gli Enti statali inutili e licenziando dipendenti. "Siamo preoccupati - ha detto Tomsen - per il fatto che, se non saranno accelerate le riforme strutturali nel settore pubblico, il deficit si fermera' intorno al 10% del Pil". Il rappresentante del Fmi si riferiva alla richiesta avanzata pochi giorni fa dalla troika al governo di coalizione guidato dal premier Lucas Papademos di proseguire sulla strada dei licenziamenti degli statali gia' intrapresa.

Trentamila impiegati da mettere in mobilita' entro la fine di dicembre e altri 150.000 entro la fine del 2015.

Una richiesta pesantissima se si considera che, a poche ore dal suo intervento, oggi l'Istituto statistico ellenico (Elstat) ha annunciato che il tasso di disoccupazione in Grecia ha toccato il picco record del 17.7% nel terzo trimestre di quest'anno contro il 12.4% dello stesso periodo del 2010 e il 16,3% del secondo trimestre 2011. I settori piu' colpiti dall'aumento del fenomeno sono quello edilizio, manifatturiero, della vendita al dettaglio e all'ingrosso che solo nell'ultimo anno hanno perso quasi 180.000 posti di lavoro. Con questo trend, il numero totale dei disoccupati sta rapidamente puntando verso il milione di unita' su poco piu' di 11 milioni di greci.

Sono proseguite comunque anche oggi le manifestazioni di protesta contro la politica economica del governo. In tutta la Grecia ospedali, centri sanitari, ambulanze e servizi connessi oggi hanno funzionato con personale ridotto a causa di un'astensione dal lavoro di quattro ore decisa dai sindacati di settore contro i tagli alla sanità pubblica. Una manifestazione di protesta si e' svolta davanti al ministero della Sanità ad Atene mentre i dipendenti statali si sono astenuti dal lavoro per tre ore in segno di protesta contro gli ulteriori 150 mila licenziamenti chiesti dalla troika.

Da parte sua, Papademos si e' detto a favore della disciplina di bilancio in Europa. "La Grecia - ha detto il premier - accoglie con favore la convergenza fiscale, servono pero' ulteriori azioni, come l'eurobond". Papademos si e' inoltre dichiarato ottimista sul fatto che le riforme necessarie al Paese verranno "fedelmente attuate". "Le riforme - ha aggiunto - riporteranno l'economia allo sviluppo e benefici duraturi al Paese mentre aiuteranno il ripristino della credibilita' della Grecia sui mercati internazionali''. Il 2011 - ha ammonito però Papademos - sara' l'anno peggiore della recessione che superera' il 5,5% del Pil, ma nel 2013 la Grecia dovra' ritornare allo sviluppo". (ANSAmed).


Fonte: http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notiz ... 92157.html
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Re: Ultime dalla Grecia

Messaggioda ChristianTambasco » 10/01/2012, 10:32

fonte: sole24ore Papademos: «Tagliamo il costo del lavoro o a marzo per la Grecia sarà default»

come i tagli sul lavoro salveranno la grecia...
Papademos: «Tagliamo il costo del lavoro o a marzo per la Grecia sarà default»
4 gennaio 2012

Gli accordi di ristrutturazione del debito pubblico non bastano: la Grecia rischia un'insolvenza sui pagamenti incontrollata nel marzo prossimo in assenza di un accordo interno anche sul contenimento dei costi del lavoro. A lanciare l'allarme è stato il premier greco Lucas Papademos.

La questione, che chiama in causa i sindacati greci, influenzerà le valutazioni di Unione europea e fondo monetario sui progressi del Paese, ha spiegato, e così la possibilità di ottenere nuovi aiuti.

«A metà gennaio inizieranno le trattative con la Troika per mettere a punto un piano finanziario credibile per il triennio 2012-2015», ha detto Papademos, secondo un comunicato del governo ellenico. «Senza un accordo con la Troika e senza finanziamenti, la Grecia a marzo corre il rischio di fallire».

Ieri un portavoce del Governo di Atene aveva annunciato che, senza un accordo con la Troika per il nuovo piano di aiuti, la Grecia sarebbe uscita dall'euro.
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Obbligazioni stile Mefo in Grecia?

Messaggioda domenico.damico » 14/02/2012, 18:04


Grecia, un’agenda "segreta" per il dopo-default
di Mauro Bottarelli

La Grecia è come il gatto di Schrodinger, morta e viva allo stesso tempo. In effetti, non serve scomodare il fisico austriaco che ha messo in discussione l’interpretazione classica della meccanica quantistica per rendersene conto: esattamente come il gatto nella scatola, che attende ignaro la disintegrazione dell’atomo che gli salverà la vita o l’azionamento del relais che spaccherà la fiala di cianuro e lo ucciderà, Atene sa che il pacchetto di austerity votato ieri dal Parlamento potrà salvarla, garantendole i nuovi aiuti della troika e contemporaneamente ucciderla, visto che un Paese non solo fermo ma ormai alle soglie della disperazione sociale, non può applicare altro rigore. E se la Grecia, al di là dei voti farsa e della guerriglia urbana, stesse già lavorando, sottobanco, a un futuro lontano dall’euro e dall’eurozona? E non da ieri?

Lo sottolineava nel suo ultimo report, l’economista di Ubs, Stephen Deo, quando si chiedeva: «La Grecia sta già stampando la sua propria valuta?». Due i punti focali del ragionamento. Primo, l’espansione dello stato patrimoniale della Banca centrale greca attraverso l’Ela (Emergency liquidity assistance) dell’Ue, uno schema attraverso il quale le banche centrali nazionali danno un aiuto per mantenere solvente il settore bancario interno. Secondo, delle “quasi-dracme” sarebbero state già emesse. Non si tratta di nuove banconote sovrane, ma del fatto che lo Stato ha pagato fornitori degli ospedali con bond emessi a livello interno. Già, gli ospedali pubblici greci hanno accumulato debiti con i fornitori nel periodo tra il 2005 e il 2010: nel maggio 2010, il governo ha deciso di chiudere questa pratica e ha deciso di intervenire su questo debito in base alla legge 3867 del 2010. Nei mesi a seguire, tutto il debito accumulato dagli ospedali pubblici e del sistema sanitario, dal 2005 a metà 2007, fu fissato su basi cash.

Il totale fu di 1,5 miliardi di euro per gli anni 2005 e 2006, con ulteriori 240 milioni per la prima metà del 2007: un totale di 5,6 miliardi accumulati tra il 2007 e il 2010 furono fissati con bonds zero coupon (ovvero che non pagano cedole fino a scadenza dell’emissione). Nacquero così, i cosiddetti “pharma-bonds”. Questi strumenti finanziari sono bonds a tutti gli effetti e hanno tutte le caratteristiche dei bonds della Repubblica ellenica: recano numeri di identificazione internazionali per securities (Isin), sono negoziabili alla Borsa di Atene e trattano pari passu con altro debito greco. Il governo, in una nota per la stampa, fece notare che «i detentori di bonds che scelgono di scontare queste obbligazioni presso le banche, cristallizzeranno uno sconto del 19% rispetto al diritto originario».


Detto questo, possiamo dire che questi strumenti sono più che bonds emessi dal governo greco. Più specificatamente, sono molto simili a quella che gli economisti chiamano “quasi-money”, una fattispecie non nuova e anzi utilizzata ogni qualvolta un governo ha dovuto cercare un valvola di sfogo dalle rigidità fiscali nominali nel corso di una disputa finanziaria. Nella maggior parte dei casi, questo avviene per governi appartenenti a un’unione monetaria che non posso stampare moneta per finanziare il deficit. Insomma, i “pharma-bonds” somigliano molto agli Iou emessi dalla California di Schwarzeneger nel 2009, quando lo Stato non aveva più liquidità per pagare venditori e dipendenti. Lo stesso, più o meno, lo fece però anche l’Argentina, la quale durante la crisi del debito creò veicoli “quasi-money”, quando dovette letteralmente smettere di creare moneta. Nel caso attuale greco, poi, i “pharma-bonds” sembrano non usualmente “money-like”, visto che possono essere depositati presso una banca, la quale può porli a garanzia come collaterale per ottenere denaro contante.

Insomma, teoricamente se una nazione emette un bond come rimborso, anche temporaneo, per un fornitore, in quel caso non c’è prelievo di denaro dal settore privato, visto che nessuno compra quell’obbligazione attraverso contante. È una forma di scambio, di baratto nella quale un venditore fornisce un bene a un’amministrazione governativa e riceve in cambio uno strumento finanziario creato dal nulla dallo stesso governo. Insomma, per quanto tortuoso, non c’è molta differenza dallo stampare nuova moneta in Grecia. Ma che esista un piano alternativo a quello ufficiale del governo Papademos, ovvero onorare le richieste della troika per ottenere i 130 (anzi, 145) miliardi di nuovo piano di salvataggio, lo si vocifera da giorni, visto che fonti a conoscenza dell’argomento confermano come al ministero delle Finanze ellenico si stia valutando l’opportunità del default, seguito da quello che nel mondo delle aziende viene definito finanziamento Dip o Debtor in possession, ovvero ottenere un finanziamento post-bancarotta che appare molto complicato nel caso di un default sovrano, visto che presupporrebbe un investitore ad hoc, ovvero volenteroso di finanziare un Paese che ha appena smesso di ripagare il debito esistente.

Chi potrebbe essere? Non certo il Fmi o la Bce, che anzi potrebbero incorrere in serie perdite dirette in caso di default, ma magari qualche ricco Paese arabo o la Cina, già da tempo attivissima in Grecia nello shopping di infrastrutture (aeroporti e porti) e utilities a prezzo di saldo, visto che Atene deve vendere a qualsiasi costo per far cassa come chiesto dalla troika e Pechino è piena di riserve e volonterosa di assets dequalificati, ma con alto potenziale, e soprattutto di partner sempre più intimamente legati a lei (l’eurozona è già il primo mercato per l’export cinese). Insomma, per Atene una partnership diretta con Pechino significherebbe finanziamenti post-default e una politica di vendita di assets strategici a prezzi certo bassi, ma comunque migliori di quelli che potrebbero offrire e pagare i partner europei. Inoltre, la Cina ha soldi sufficienti non solo per ammodernare e migliorare le strutture che acquista, ma anche per investimenti che significheranno posti di lavoro e crescita per la Grecia.

Non appare un caso, quindi, che se questa è l’agenda nascosta cui si starebbe lavorando, il governo ellenico, per far accettare rendimenti più bassi ai creditori privati (nei piani non ufficiali greci per ogni 100 euro di debito esistente, l’investitore dovrà accettare 10 euro di un nuovo bond decennale al 2,5%, 10 euro di un nuovo bond ventennale al 3% e 10 euro di un trentennale al 3,5%), abbia accettato di unire degli warrants legati al Pil ai nuovi bonds ristrutturati, in modo che se per caso l’economia greca dovesse riprendersi, i detentori di quelle obbligazioni avranno una payout molto più grande che garantirebbe anche dai costi di riconversione della valuta in caso di ritorno alla dracma, con o senza peg fisso con l’euro. Insomma, siamo di fronte al primo bond sovrano convertibile della storia.

C’è poi la Bce, la quale sarebbe la grande sconfitta di un default greco, ma, allo stesso tempo, avrebbe mille motivi solo emozionali e non logici per non intervenire nella fase di post-bancarotta. Anche perché, senza un piano chiaro da parte di Bce, banche centrali e partner strategici, a finire sottoterra saranno le banche europee, visto che un default imporrà il fatto che le garanzie finora offerte dagli istituti greci come collaterale per ottenere soldi dalla Banca centrale greca o dalla Bce non verranno onorate.

Qualcuno, quindi, dovrà accettare perdite da quei prestiti ormai andati, ma se questo qualcuno dovesse essere la Banca centrale greca, cosa farà? Stamperà moneta? Che farà quindi la Bce? Il suo lavoro, ovvero garantire che i detentori di equity siano estinti, i depositari protetti, il debito subordinato cancellato mentre il debito senior non assicurato dovrà fare default e, basandosi sullo status di ogni banca detentrice, essere prezzato a un livello accettabile. A quel punto le banche dovranno racimolare nuova equity e nuovo debito: e se otterranno la prima, il secondo seguirà. Alla fine, lo Stato greco dovrà nazionalizzare una banca o due, cosa che spiegherebbe la decisione dello scorso 30 gennaio dell’istituto ellenico Alpha Bank di sospendere le negoziazioni per la fusione con la sua partner Eurobank, ufficialmente in attesa della conclusione di un accordo fra il governo greco e i creditori privati sull’annullamento di una parte del debito del paese. Alpha Bank, inoltre, sottolineava che l’operazione di scambio di obbligazioni che deve ridurre il debito greco di circa 100 miliardi di euro dovrebbe influenzare, così come il partner Eurobank, in modo “sproporzionato” l’operazione.

Giunte a questo livello, le autorità greche potranno dare il via alle nuove emissioni di debito a basso rendimento: le obbligazioni avranno coupon annuale, ma il coupon successivo sarà, rispettivamente alle tre scadenze di emissione, a 12, 15 e 18 mesi, questo per minimizzare i pagamenti futuri e assicurare che questi siano scaglionati, in modo da mettere la mordacchia a potenziali speculatori intenzionati ad agitare i mercati in vista di un singolo, grosso pagamento di coupon. Per gli investitori individuali che detengono meno di 250mila euro di obbligazioni greche comprate prima del maggio 2010, l’ammontare di nuovi bonds sarà triplicato, in modo che per questa categoria le perdite sul principale saranno pari solo al 10%. E questo varrà per tutti i creditori unsecured, Bce inclusa. Ottenuto questo risultato, il 10 marzo prossimo la Grecia potrà fermare tutti i pagamenti di interessi e principali su qualsiasi veicolo di debito che non abbia subito lo swap concordato. E con il rischio concreto di perdere davvero soldi e veder andare in frantumi il castello di derivati che sorregge le scommesse di mezzo mondo sulla morte altrui, quasi certamente le manfrine europee e quelle tra governo e creditori privati (Iif) magicamente finiranno e si troverà un accordo nell’arco di tre giorni.

Tanto più che ieri il portavoce del governo greco, Pantelis Kapsis, ha confermato che le elezioni anticipate si terranno in Grecia ad aprile: «Questo governo ha ancora un mese, un mese e mezzo di lavoro davanti a sé. Completeremo il lavoro a marzo e le elezioni si faranno in aprile». E a vostro giudizio, un vecchia volpe come Papandreou lascerà la carta del malcontento e delle rivolta contro la troika in mano all’estrema destra del Laos, andando incontro a una sconfitta che sarebbe una pietra tombale politica?


Fonte:http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2012/2/14/FINANZA-2-Grecia-un-agenda-segreta-per-il-dopo-default/242828/
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Re: Ultime dalla Grecia

Messaggioda ChristianTambasco » 15/02/2012, 8:34

fonte http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-02-14/governo-cede-troika-tagli-215427.shtml
disperazione e suicidi questa la scelta per le generazioni future...Auriti docet
Il Governo cede alla troika: tagli alle pensioni per 300 milioni
di Vittorio Da Rold, 15 febbraio 2012

Ancora un dato economico pessimo ad Atene che brucia sul nascere le residue speranze di uscire presto da una crisi che si sta avvitando sempre di più e si sta trasformando in crisi politico-sociale. Nel quarto trimestre del 2011 il Pil ha segnato una contrazione incredibilmente elevata per un Paese dell'Eurozona, pari al 7% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Il dato, diffuso ieri dall'ufficio statistico ellenico, è ancora peggiore delle ultime stime, che prevedevano una contrazione del 6% legata all'impatto dei tagli alle retribuzioni del settore pubblico e privato e degli aumenti delle tasse tra cui l'introduzione dell'Ici sulla casa e l'aumento dell'Iva e delle accise sui carburanti chiesti dalla troika (Ue, Bce e Fmi). Il 2011 è stato per Atene il quinto anno consecutivo di recessione.
Una situazione davvero inquietante che non fa prevedere niente di buono dopo le violenze incendiarie, ad opera dei black bloc, scattate nella notte tra sabato e domenica scorsa durante il voto parlamentare del piano da 3,3 miliardi di euro, il quinto in due anni, che introduce nuove misure di austerità in un Paese dove i suicidi per cause economiche sono aumentati del 40 per cento.

A poco serve consolarsi che ieri mattina l'agenzia per il debito pubblico greco ha collocato sul mercato titoli per 1,3 miliardi di euro a 90 giorni con un rendimento in calo rispetto alla precedente asta, del 4,61 per cento. La domanda è stata pari a 2,7 volte l'importo offerto, come ha riferito la stessa agenzia nazionale del debito. Intanto, dopo l'approvazione delle misure di austerity da parte del Parlamento ellenico, che ha provocato 43 espulsi dai partiti maggiori per non aver rispettato la disciplina interna, ieri si è riunito il Consiglio dei ministri, dove il premier tecnico Lucas Papademos e la sua squadra hanno preso in esame le nuove azioni immediate per ottenere il piano di salvataggio.
In agenda c'era ancora l'urgenza di trovare la copertura per i 325 milioni di euro di ulteriori tagli che poi dovranno essere presentati all'Eurogruppo per ottenere il via libera gli aiuti da 130-145 miliardi di euro.

Senza dimenticare che Bruxelles aspettava sempre l'impegno dei leader dei partiti di accettare il piano indipendentemente dai risultati del prossimo voto. A preoccupare è stata l'affermazione del leader del partito Nea Demokrazia Antonis Samaras che ha sostenuto l'accordo, ma subito dopo ha dichiarato che se premiato dagli elettori cercherà di «rinegoziarlo».
Ieri sera la tv Mega ha affermato che la lettera di impegno dei leader politici greci sull'attuazione in futuro delle misure di austerità sarebbe stata firmata da Giorgos Papandreou del Pasok e Samaras del centrodestra e sarebbe in mano al premier. Si tratta di una delle condizioni per lo sblocco del prestito. Inoltre secondo indiscrezioni i 325 milioni di ulteriori risparmi verranno da tagli alle pensioni e alla difesa e spese per medicinali. Secondo anticipazioni dei media, 100 milioni verranno da un taglio del 7% alle pensioni del fondo per i marinai e il 20% a quelle di lavoratori del settore elettrico, telefonico e banche sopra i 1.200-1.300 euro. Duecento milioni saranno invece reperiti da un 15% tagliato dalle integrazioni pensionistiche quando superino i 200 euro.

A rendere ancora più fragile la situazione è stato l'annuncio fatto l'altro ieri dal portavoce dell'Esecutivo Pantelis Kapsis, sulle elezioni anticipate che «si terranno in aprile». Una notizia che ha mandato in fibrillazione la Ue, che non è affatto tranquilla e non considera ancora la Grecia fuori dal rischio default.
La situazione ad Atene è confusa e a volte paradossale: mentre si avvicina la data del 20 marzo quando scadranno 14,5 miliardi di euro di bond, e quindi della possibile bancarotta se non verranno concessi gli aiuti europei e dell'Fmi, si iniziano a incontrare nei circoli politici della capitale già i volti dei nuovi e rampanti candidati alle prossime elezioni, come May Zanni, attuale vice responsabile della segreteria internazionale di Nea Demokratia, il partito che secondo i sondaggi dovrebbe ottenere il 31% dei consensi, che si sta preparando alla campagna elettorale con entusiasmo ed ottimismo.

Un ottimismo purtroppo non condiviso da chi ad Atene, a Via Sofokloeus 70 e a Pireos 35, è costretto a mettersi in fila in code sempre più lunghe per chiedere un pasto caldo gratuito nelle mense comunali. C'è ordine e tutto si svolge in modo veloce; molti non vogliono farsi interrogare perché si vergognano di essere lì e diventano scortesi, a volte violenti. Altri parlano volentieri delle loro disavventure che hanno la crisi come denominatore comune. Avevano un lavoro, un'attività commerciale ben avviata e dopo cinque anni di recessione hanno dovuto arrendersi. Ora sperano che il futuro sia migliore: intanto fanno la fila alla mensa dei poveri di un Paese dell'Eurozona.
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Re: Ultime dalla Grecia

Messaggioda domenico.damico » 15/02/2012, 16:16


La banca centrale greca? Fa la Fed
di Fabio Pavesi

Quel po' di rassegnazione che circola tra gli operatori non è inusuale. Un salvataggio greco c'è già stato e un altro è in procinto (forse) di passare. Sono serviti? Hanno rimesso le cose a posto? Pare proprio di no, in una sequela infinita che sembra non vedere fine. Come una gigantesca idrovora che succhia acqua da tutte le parti salvo poi perderla per strada.
Il triennio di dura recessione di Atene dice che quel rapporto di debito/Pil è condannato con ogni probabilità a crescere anche nei prossimi anni, rendendo vano ogni sforzo. Ma non c'è solo la mole di aiuti vanificati messi in campo. C'è una droga più sottile e quasi invisibile che ha tenuto (si fa per dire) in piedi il sistema. Quella droga è la liquidità messa in campo dalla Banca centrale greca in tutti questi anni. Uno studio di Ubs ha quantificato gli sforzi dell'ultimo baluardo istituzionale di Atene. Ebbene basta scorrere i numeri per avere il senso della gravità (e inutilità) degli sforzi.
Prestatore di ultima istanza
Il bilancio della Banca centrale greca è passato dai 35 miliardi di euro del gennaio 2008 ai 165 miliardi di euro di oggi con un incremento di 130 miliardi cioè il 366% in soli quattro anni. Oggi il bilancio della Banca centrale ellenica vale da solo quasi il 70% del Pil greco. Un'enormità. A cosa si deve tanto gigantismo? Semplice quei soldi sono serviti a tenere letteralmente in piedi le banche elleniche. Senza quel prestatore di ultima istanza in cui si è trasformata la banca centrale del Paese, il settore del credito ellenico sarebbe imploso da molto tempo. Farà sorridere ma mentre molti osservatori chiedono alla Bce di trasformarsi nella Fed americana, c'è un pezzo dell'Eurosistema che di fatto fa la Fed da molto tempo. Quei 130 miliardi sono finiti a rimpinguare i conti delle banche greche: solo sulla più grande, la National Bank of Greece, l'aiuto dell'istituto centrale vale il 25% del suo bilancio; su Eurobank e Alpha Bank siamo sopra il 33%. Soldi necessari come l'aria, dato che nel frattempo i depositi sono fuggiti: dall'ultimo trimestre del 2009 come documenta Credit Suisse le prime 4 banche della penisola hanno perso mediamente il 25% dei fondi dei propri correntisti. In cifre sono 55 miliardi che mancano dai bilanci. Se a questo si associano i 40 miliardi di bond del Tesoro greco in pancia agli isituti di credito e che dovranno prima o poi venire svalutati, ben si capisce che senza la droga della banca centrale locale, il sistema del credito non esisterebbe più. Ma anche la banca centrale ha sempre più gambe gracili per tenersi in piedi.

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=AarjJ1rE
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Re: Ultime dalla Grecia

Messaggioda domenico.damico » 09/03/2012, 8:44

Articolo di Roubini sulla socializzazione delle perdite greche...

I Creditori privati della Grecia sono i più fortunati

Il Nobel Roubini sostiene che, nonostante quello che si dice in giro, nella ristrutturazione Greca i veri perdenti sono i contribuenti Europei, non gli obbligazionisti

Nouriel Roubini, dal Financial Times – Si sta creando il mito che i creditori privati abbiano subito perdite significative nella ristrutturazione del debito Greco, mentre il settore pubblico l’abbia fatta franca. Tradizionalmente il Fondo Monetario Internazionale ha un credito privilegiato, ma anche le obbligazioni detenute dalla Banca Centrale Europea e dalle altre banche centrali della zona euro sono sfuggite a un haircut, così come i prestiti del fondo di salvataggio della zona euro che hanno lo stesso status giuridico dei crediti privati. Quindi, la voce che gira è che i crediti privati sono stati “subordinati” a quelli ufficiali, in violazione della prassi giuridica comunemente accettata.

La realtà è che i creditori privati hanno ottenuto delle condizioni molto facilitate, mentre la maggior parte delle perdite attuali e future sono state trasferite ai creditori ufficiali.

Anche dopo il coinvolgimento del settore privato, il debito pubblico della Grecia resterà insostenibile, a circa il 140 per cento del prodotto interno lordo: nella migliore delle ipotesi, scenderà al 120 per cento entro il 2020, ma potrebbe salire al 160 per cento del PIL. Perché? L’”haircut” di € 110 miliardi sulle obbligazioni private è stato raggiunto con un aumento di € 130 miliardi di debito che la Grecia deve ai creditori ufficiali. Una parte significativa di questo aumento del debito ufficiale della Grecia va a tirare fuori dai guai i creditori privati: € 30 miliardi come anticipo di cassa iniziale sui nuovi bonds che di fatto garantiscono la gran parte del loro valore nominale. Eventuali altri futuri haircuts, necessari per rendere sostenibile il debito Greco, peseranno quindi in maniera sproporzionata sul settore ufficiale. I prestiti di almeno 25 miliardi di euro del Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria al governo Greco andranno a ricapitalizzare le banche, in uno schema che manterrà le banche in mani private e consentirà agli azionisti di riacquistare qualsiasi iniezione di capitale pubblico con warrants a prezzi convenienti.

I nuovi bonds saranno inoltre soggetti al diritto Inglese, mentre i vecchi bonds ricadevano sotto la giurisdizione Greca. Quindi, se la Grecia dovesse lasciare la zona euro, non potrebbe più approvare una legge per convertire il debito in euro in nuovo debito in dracme. Si tratta di una facilitazione incredibile per i creditori.

Inoltre, il settore pubblico ha iniziato la ristrutturazione dei suoi crediti (sia quelli del FMI che quelli con status pari a quelli privati) ben prima dei creditori del settore privato. Le scadenze sono state allungate – effettivamente una ristrutturazione del debito – e il tasso di interesse sui prestiti ridotto, ripetutamente.

Questo nonostante il fatto che tutti i prestiti ufficiali avrebbero dovuto essere privilegiati rispetto a quelli privati, perché tutti sono stati elargiti dopo l’inizio della crisi; un tentativo di risolvere il problema, piuttosto che la sua causa. Storicamente, i crediti bilaterali ufficiali (Club di Parigi) sono considerati equivalenti a quelli privati (Club di Londra) solo perché tali debiti si sono accumulati per decenni come i governi prestavano denaro alle ex colonie o ad alleati per motivi politici. Ma tutti i prestiti ufficiali nella zona euro sono iniziati dopo la crisi, e dovrebbero essere di livello superiore rispetto ai crediti privati. Ogni creditore senior che elargisce un nuovo finanziamento a favore di un debitore in difficoltà dovrebbe essere considerato creditore privilegiato, questo è il principio del finanziamento del “debtor in possession”1 nella ristrutturazione del debito aziendale.

Inoltre, fino al PSI, negli ultimi due anni i prestiti ufficiali della Troika hanno permesso ai creditori privati della Grecia di rientrare dei loro crediti in scadenza, in tempo e in pieno (o con uno sconto modesto per i bonds acquistati a prezzi elevati da parte della BCE). Il PSI è arrivato troppo poco e troppo tardi.

Inoltre, mentre l’Eurosistema riceverà, in cambio del debito, nuove obbligazioni Greche valutate alla pari, tutti i profitti contabili di questo schema (più la cedola sulle obbligazioni) saranno trasferite ai governi, che hanno la possibilità di trasferire questi guadagni alla Grecia. Il risultato è un haircut di circa il 30 per cento su questi crediti del settore ufficiale. E se i bonds Greci della BCE sono trasferiti – senza perdite – al EFSF, quest’ultimo finirà per accollarsi le perdite sulla differenza tra il basso prezzo corrente di mercato dei bonds e il prezzo al quale li ha comprati la BCE.

In conclusione, l’idea che la ristrutturazione del debito della Grecia sia tutto PSI ed haircuts, senza alcun coinvolgimento del settore ufficiale, è un mito. L’OSI (official sector involvement) è iniziato ben prima del PSI; l’accordo PSI ha facilitazioni di rilievo; e con tre quarti del debito Greco nelle mani dei creditori ufficiali entro il 2014, il debito pubblico della Grecia sarà quasi interamente socializzato. I creditori ufficiali saranno lasciati a subire la maggior parte delle ingenti perdite aggiuntive che probabilmente rimarranno sul debito della Grecia, in futuro ancora insostenibile. Inoltre, il secondo il salvataggio pubblico della Grecia non sarà l’ultimo. La Grecia non riconquisterà l’accesso al mercato per almeno un altro decennio; e così i suoi disavanzi di bilancio pubblico e di partite correnti (conti con l’estero, ndt) per il prossimo futuro dovranno essere finanziati con ulteriori risorse ufficiali. Quindi, i creditori privati della Grecia dovrebbero smettere di lamentarsi e accettare l’accordo offerto loro questa settimana. Essi subiranno delle perdite, ma queste perdite sono limitate e, su una base mark-to-market, lo scambio del debito offre loro un potenziale guadagno di capitale. In effetti, il fatto che le nuove obbligazioni dovrebbero valere più dei vecchi bonds suggerisce che questo affare PSI ha trasferito ulteriormente le perdite ai creditori ufficiali della Grecia.

La realtà è che la maggior parte dei guadagni nei periodi favorevoli – e fino al PSI – sono stati privati, mentre la maggior parte delle perdite sono state ormai socializzate. I contribuenti dei creditori ufficiali della Grecia, non gli obbligazionisti privati, finiranno per pagare la maggior parte delle perdite derivanti dalle insolvenze passate, presenti e future della Grecia.


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Re: Ultime dalla Grecia

Messaggioda ValerioRaiola » 20/03/2012, 19:09

ValerioRaiola
 
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