Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Come l'economia invade tutti gli aspetti sociali dal governo alle relazioni all'interno e tra le comunità

Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Messaggioda Bruce » 30/05/2012, 17:21

Perché continuiamo a pagare queste accise?

1,90 lire (0,00103 euro) per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936;
14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire (0,00516 euro) per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
99 lire (0,0511 euro) per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
75 lire (0,0387 euro) per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04 euro per far fronte all’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011.

Dove vanno a finire tutti questi soldi?
Bruce
 
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Re: Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Messaggioda Vito Zuccato » 31/05/2012, 22:57

Quelle accise non sono altro che una delle tante forme di prelievo fiscale (in questo caso sono imposte indirette, poiché colpiscono i prezzi delle merci anziché i redditi delle persone fisiche e giuridiche).

Vengono spacciate per tasse di scopo, cioè per tasse che servono a racimolare la moneta che poi verrebbe utilizzata allo scopo di finanziare direttamente specifici servizi e opere dichiarati al momento dell'imposizione di ogni accisa.

Ho scritto «spacciate» non a caso, perché in realtà servono soltanto per fornire la copertura finanziaria per ogni aumento di spesa pubblica, a prescindere dalla denominazione e dalla composizione degli aumenti di spesa.

Infatti, per definizione (ma quasi nessuno lo sa o lo ha capito) tutto il contenuto del calderone delle entrate-ricavi viene versato nel calderone delle uscite-spese.

Esprimendo bene il tutto con alcune formule:

1. ENTRATE TOTALI = USCITE TOTALI
1.1. ENTRATE TOTALI = Entrate Ordinarie + Entrate Straordinarie
1.1.1. Entrate Ordinarie = Prelievo Fiscale (tasse dirette e indirette) + Contributi Pensionistici + Utili Aziende a capitale pubblico + Giochi d'Azzardo di Stato
1.1.2. Entrate Straordinarie = Accensione Debito Pubblico nuovo + Privatizzazioni/Dismissioni del patrimonio pubblico
1.2. USCITE TOTALI = Uscite Ordinarie + Uscite Straordinarie
1.2.1. Uscite Ordinarie = Stipendi dipendenti pubblici + Pagamenti fornitori pubblici + Pensioni + Interessi sul Debito Pubblico
1.2.2. Uscite Straordinarie = Rimborso Debito Pubblico in scadenza

Dalla 1. si ha che 1.1. = 1.2., da cui segue che 1.1.1. + 1.1.2. = 1.2.1. + 1.2.2. e di conseguenza, alla fine si ha che:

Prelievo Fiscale (tasse dir. e indir.) + Contributi Pensionistici + Utili Aziende a capitale pubblico + Giochi d'Azzardo di Stato
+ Accensione Debito Pubblico nuovo + Privatizzazioni/Dismissioni del patrimonio pubblico

=
Stipendi dipendenti pubblici + Pagamenti fornitori pubblici + Pensioni + Interessi sul Debito Pubblico
+ Rimborso Debito Pubblico in scadenza


Ogni singola voce di entrata va a finanziare una parte di ogni singola voce di spesa.
Non esistono singole voci di entrata che vanno a finanziare a camera stagna specifiche voci di spesa.
Al massimo, entrate e uscite vengono divise per settori pubblici (settore statale, settore enti locali, settore previdenziale), ma i trasferimenti tra settori sono all'ordine del giorno e in quantità enormi, per cui non ha senso nemmeno questa distinzione: le Pubbliche Amministrazioni (PA) sono tutte vasi comunicanti, per cui una perdita di un settore deve essere per forza colmata con prelievi da altri settori.

L'unica regola che vale è quella della copertura finanziaria, che è cieca: non guarda come si chiamano le voci, ma le interessa soltanto quanto contano in peso finanziario e/o in flusso di cassa.
E' cieca nello stesso modo in cui la moneta non puzza.

E nello specifico della tua richiesta, ogni singola accisa va a finanziare una parte di ogni singola voce di spesa.

Di conseguenza, ogni accisa serve ANCHE a pagare una parte degli interessi sul Debito Pubblico e a rimborsare una parte del Debito Pubblico in scadenza, oltre che a pagare una parte di tutte le altre voci di spesa.

Si continua a imporre quelle accise, nonostante molti dei loro scopi dichiarati siano ormai privi di senso, poiché SERVONO per continuare a coprire la spesa pubblica a prescindere dai nomi delle varie voci di spesa.
In teoria le accise dovrebbero cambiare il nome dello scopo per cui si continuano a imporre.
Ma la cosa che ha più importanza in assoluto è che quasi il 100% dei cittadini di tutte queste cose non sa nulla e/o è totalmente disinteressato.
Vito Zuccato
 
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Re: Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Messaggioda Bruce » 01/06/2012, 14:38

Grazie Vito, disponibile ed esaustivo come sempre ;)
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Re: Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Messaggioda Vito Zuccato » 08/06/2012, 22:42

Prego.
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Re: Accise che ancora oggi paghiamo. Domanda

Messaggioda Vito Zuccato » 09/06/2012, 14:59

Puoi anche interpretare quanto finora detto in questo modo: si sfruttano mediaticamente-psicologicamente eventi nefasti come SCUSA A BUON MERCATO per imporre aumenti del carico fiscale (anche in maniera subdola, di nascosto all'interno di leggine e decreti omnibus) che sono già da tempo STRUTTURALMENTE necessari e magari pure da tempo programmati per la copertura della finanza pubblica, indipendentemente dal fatto che ci siano ulteriori necessità derivanti dagli eventi nefasti stessi, aumenti che altrimenti non verrebbero approvati o verrebbero approvati con fatica e dilazionandoli per manifesta mancanza di argomenti convincenti nei riguardi dei cittadini-sudditi.

Quindi, a riprova del fatto che le accise rimangono poi lì a pesare per decenni/secoli senza alcuna giustificazione, c'è fiscalmente a priori la naturale volontà della classe dirigente banco-centrica di mentire o di seguire una foma mentis banco-centrica senza rendersene neppure conto. Frega in continuazione il cittadino-suddito perché:
1. non dice che l'accisa serve a coprire disavanzi precedenti alla sciagura improvvisa;
2. non dice che in alcuni casi era già tutto programmato e si aspettava soltanto l'occasione migliore;
3. non dice che l'accisa che rimane lì a pesare per decenni/secoli fa comodo;
4. non dice quali sono i nuovi teorici/occulti scopi per cui le vecchie accise con nomi ormai assurdi rimangono in vigore;
5. non dice che il prelievo fiscale serve a rimborsare e a remunerare in interessi un debito pubblico al 100% non dovuto;
6. non dice che il prelievo fiscale è l'unica garanzia su cui si basano i prestiti alle PA da parte di tipografi elettronici, poiché altrimenti i tipografi stessi fallirebbero per deprezzamento dei loro attivi patrimoniali (titoli di Stato e di altri enti pubblici).

In questo modo si capisce ancora meglio che la finanza pubblica è cieca, in quanto sente solo quanto entra e quanto esce, non le importa nulla dei nomi delle varie voci di entrata e uscita.

Come sempre, l'errore sta nel continuare a parlare di nomi, facciate, vestiti, contenitori e fantasmi.
E, nello specifico, parlare della tassa A che finanzia l'opera X.
Vito Zuccato
 
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